giovedì 21 novembre 2013

COMMENTO ALL LETTURA BIBLICA




NON LA REGALITA', MA LA CURA


(Luca 23, 35-43)

Il popolo stava a vedere, i capi invece lo schernivano dicendo:"Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto".

Anche i soldati lo schernivano, e gli si accostavano per porgergli dell'aceto, e dicevano:"Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso".

C'era una scritta, sopra il suo capo:Questi è il re dei Giudei.

Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava:"Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!".

Ma l'altro lo rimproverava:"Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male".

E aggiunse:"Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno".

Gli rispose:"In verità ti dico, oggi sarai con me in paradiso".


Oggi sarai con me nel giardino di Dio


Questo testo è il racconto lucano della crocifissione e della morte di Gesù. Egli, ancora sulla croce, annuncia la misericordia, l'accoglienza illimitata di Dio. Dai primi passi sui sentieri dei villaggi fino all'ultimo respiro. Gesù è stato il testimone fedele che, mediante le sue parabole, aveva tentato di presentare il Padre come il Dio dell'amore che non conosce esclusioni.

La sua predicazione e soprattutto il suo stile di vita, spesso in contrasto con l'insegnamento rigido ed esclusivista del giudaismo ufficiale del suo tempo, mirava a collocare consapevolmente ogni creatura sotto lo sguardo affettuoso e caldo di Dio.

L'amore di Dio, di cui parla il profeta di Nazaret, non è il premio della nostra virtù vera o presunta, ma è un dono gratuito da accogliere e di cui diventare gioiosamente consapevoli.

Tale è l'amore di Dio, accogliente e duraturo, che esso non ha i giorni contati e va oltre la nostra morte. Ecco perché Gesù dice:"Oggi sarai con me in paradiso".

La parola paradiso nell'oriente antico significava "giardino".

La nostra vita confluisce nel mistero di Dio, viene piantata nel Suo giardino, rifiorisce per opera Sua. Questo è il significato dell'espressione che Luca mette sulla bocca di Gesù.

Trovo significativa questa immagine del "giardino di Dio".

Se, come leggiamo nel libro della Genesi 2,15, il nostro compito, la nostra vocazione creaturale quotidiana consiste nel "lavorare e custodire il giardino", nella vita ci è dato di conoscere degli uomini e delle donne che hanno fatto della loro esistenza un vivere appassionato e disinteressato perché qualche pezzo di giardino davvero fosse coltivato e custodito qui, ora, da subito.

C'è chi fa della terra, delle relazioni e del suo modo di vivere una continua produzione di pattumiera e c'è chi crede che valga la pena dedicare tutte le proprie energie per dare corpo al sogno di Dio. Infatti il Dio della creazione ci sospinge ad assumere questa responsabilità: il primo giardino da coltivare è la cura del creato.


In viaggio


Mentre siamo in viaggio verso il giardino definitivo di Dio, quello che non sfiorirà più, mentre raccogliamo la testimonianza di tante donne e di tanti uomini, zelanti custodi del giardino terreno, ci è chiesto di rinnovare il nostro impegno nella vita quotidiana, nel prenderci cura gli uni delle altre, per essere cittadini, genitori, professionisti, lavoratori, amministratori, politici … consapevoli, onesti, dediti al bene comune.

Il giardino biblico della Genesi allude ad un bene che non può essere concepito come una proprietà privata, non può essere usato e finalizzato ad interessi personali. Ma oggi questo mondo nuovo voluto e sognato da Dio per i Suoi figli e le Sue figlie, è un parto difficile; ognuno di noi inoltre è "partoriente", come scrive Paolo nella lettera ai Romani. Ognuno e ognuna di noi è chiamato a collaborare affinché si effettui il passaggio dalla non cura alla cura, perché indietreggi la pattumiera e fiorisca qualche fazzoletto di giardino. Ognuno può fare qualcosa a partire dalla sua vita quotidiana.


Dal giardino all'orticello


Quello che spesso viviamo in questo tempo difficile costituisce uno spettacolo scandaloso: chi ha il compito specialissimo, come politico o amministratore, di prendersi cura del bene comune, cioé del giardino, si comporta da curatore dei propri interessi. Veniamo da decenni di "politici dell'orticello" che hanno stravolto lo stesso concetto del fare politica.

Il cittadino, senza cedere alle generalizzazioni, ha ormai davanti agli occhi una schiera di politicanti, esclusivamente o primariamente dediti ai loro interessi personali o familiari.

Questo è lo stravolgimento totale della prospettiva biblica. Quando la propria collocazione personale, la propria carriera sta al primo posto, si perdono sia la prospettiva del bene comune sia la dignità personale.

In questi giorni la signora Cancellieri, ministra della Giustizia, ha preferito la sua amicizia con una famiglia di ladri e corrotti alla sua funzione di servizio allo Stato.

Non meno vergognosa è stata la complicità di chi ha coperto tale degrado.


Cristo re: un altro stravolgimento


In questa domenica la liturgia cattolica celebra la festa di Cristo re che fu istituita da papa Pio XI l'undici dicembre 1925 per affermare che Cristo è il sovrano non solo delle coscienze, ma dell'intera società.

Ovviamente, attraverso la consueta manipolazione di un versetto biblico (23, 43), il papa intendeva riaffermare il diritto della gerarchia ad intervenire in ambito politico e così contrastare il processo verso la laicità dello Stato.

Bisognerebbe archiviare questa "festa malsana", questa perversione della fede e della figura di Gesù.


"Nell'immaginario collettivo della gente più semplice la regalità di Cristo richiama la visione fantastica dei re che hanno dominato la storia con la loro maestà e il loro splendore. Riferita a Cristo questa è l'immagine più aberrante, persino blasfema. Solo chi non conosce la storia può farsi ammaliare da questi fantasmi che grondano sangue, violenza e oppressione di interi popoli". (Vittorio Mencucci, Adista 2 nov.2013).


Il Vangelo ci ricorda che Gesù fuggì quando vollero farlo re (Giovanni 6,15) e i fumi della gloria non annebbiarono la sua lucidità profetica e messianica. Egli, tra le varie "dottrine" messianiche del suo tempo, non condivise mai alcun messianismo della gloria.

Per Gesù "il suo regno" è quello "di Dio", cioè l'annuncio e l'impegno della liberazione degli ultimi ai quali Dio è vicino, come un nascosto ma reale compagno di viaggio.

Il Gesù che passeggiava nei polverosi sentieri dei villaggi, fu avvertito da quelle persone marginali come un vero profeta di Dio e nello stesso tempo come un fratello appassionato e compassionevole.

I veri "maestri", quelli che ci testimoniano il Dio dell'accoglienza e della giustizia, sono ancora da cercare tra coloro che non pensano a salire in alto, ma si fanno "accompagnatori" nel giorno e nella notte, nei vari saliscendi della vita, immersi nelle contraddizioni del presente, cercatori indefessi delle piccole tessere di un mondo altro: partecipi del dolore e custodi della speranza, uomini e donne che conoscono le lacrime, ma non perdono il sorriso che viene dalla fiducia in Dio.


Grazie, o Dio,

per la testimonianza di tante donne e tanti uomini che, in viaggio verso il giardino senza fine nel quale Tu ci accoglierai, hanno speso e spendono la loro vita perché germogli di paradiso, di giardino possano fiorire su questa nostra terra tanto sfruttata e violentata.