sabato 19 aprile 2014

Comunità ebraica "Troppi gli affari con il potere"

ROMA. Esplode lo scontro nell'ebraismo italiano. Gad Lerner, Moni Ovadia (candidato alle Europee con la lista Tsipras) e l'architetto Stefano Levi Della Torre contro i presidenti delle comunità romana e milanese Riccardo Pacifici e Walker Meghnagi con Renzo Gattegna, numero uno dell'Unione delle comunità ebraiche, a supportarli. La lettera aperta dei primi (che chiedono di "fare pulizia prima di Pasqua, come ci insegna la tradizione») e la dura risposta dei secondi, chiamati in causa per le vicende dell'Ospedale israelitico della Capitale (con i rimborsi gonfiati che hanno portato all'indagine sul presidente Inps Antonio Mastrapasqua) e per i fondi - 5 milioni di euro - che sarebbero stati tratti alla comunità meneghina dall'ex direttore amministrativo. Ad attaccare sono Lerner, Ovadia e Levi Della Torre, scrivendo di "negligenze" nei casi dell'Ospedale e dei fondi e denunciando il «pericolo che leadership dedite a rapporti privilegiati col potente di turno, disinvolte nell'abbinare il settarismo identitario, con le pratiche clientelari, danneggino seriamente la reputazione dell'ebraismo italiano». In passato nelle comunità erano nate perplessità per i rapporti di Meghnagi con l'ex ministro La  Russa e la mancata reazione dei vertici della comunità dopo le frasi di Berlusconi al Binario 21 di Milano: Lerner lasciò dopo quel caso la comunità lombarda. L'altro riferimento sembra il rapporto di Pacifici con l'ex sindaco Alemanno, giudicato in alcuni ambienti romani "troppo benevolo". Lerner, Ovadia e Levi Della Torre scrivono poi che «autoassoluzioni frettolose decreta te in nome della compattezza comunitaria non fanno altro che aggravare la situazione. Tanto più che fomentano atteggiamenti di intolleranza nei confronti di chi dissente». Pacifici, Meghnagi e Gattegna rispondono con durezza, ricordando che sono state le due comunità - «parti lese in queste vicende» - a denunciare i casi finiti all'attenzione dei magistrati: "L'unico interesse è ottenere giustizia». Respingono poi le accuse di negligenze e di rapporti privilegiai con la politica definendole «invenzioni». Per i presidenti «le due Comunità ebraiche più popolose d'Italia mantengono relazioni con tutte le istituzioni e instaurano rapporti con le rappresentanze politiche senza distinzioni di colori. La Comunità è di tutti ed è aperta al dialogo». E poi l'affondo finale: «Pesach, la Pasqua Ebraica, significa "passare oltre". Passeremo oltre a questa provocazione, in questa festa, secondo le nostre tradizioni, tutti si devono porre in una posizione di dialogo e di ascolto».
Alessia Gallione, Gabriele Isman

(La Repubblica 7 aprile)