giovedì 3 aprile 2014

Silvio Berlusconi, le quote rosa e le dame bianche

Berlusconi non vuole le quote rosa nel nascituro Italicum: tutelare le donne per mano di legge non è importante! Ma a questo punto le varie Carfagna o Prestigiacomo o Santanchè non sventolino più  la bandiera in difesa delle donne e rimangano comode nel loro sistema (maschilista). ALESSANDRO BERETTA

Può essere una facile ironia quella su Berlusconi che alle donne concede il posto (di deputato o di ministra, di consigliere regionale o di olgettina) ma sempre perché lui lo decide e mai perché la prescelta ne abbia in qualche modo diritto. Ora che anche lui è diventato serio, tuttavia, costretto com’è a chiedere perdono alla fidanzata delle battute infelici che comunque, seppur di rado, gli sfuggono ancora di fronte ad una bella donna, quello su cui si può riflettere è il maschilismo (e il  sessismo) cui tutto il personaggio si è ispirato nel corso di questi anni. L’idea che a contare per l’uomo e, dunque, per la politica sono solo le donne belle o provocanti è basata sul presupposto, infatti, per cui il riconoscimento più importante cui una donna (e, dunque, per un cervello di donna) può aspirare è quello di piacere all’uomo. Allietandolo. Con la sua voce, con la sua presenza nell’aereo presidenziale che lo porta a Toronto (la dama «bianca» come la neve qualche anno dopo è arrivata dal Venezuela) o, come ad Arcore, con la loro «eleganza». Chiarendo bene quali sono le  condizioni in cui lui è disposto a offrire loro delle “pari opportunità». Il vero, grande omaggio del Cavaliere alle donne è sempre stato, infondo, quello di chi ammiccando, dice di non essere «frocio». Chiarendo, in questo modo, che le dorme gli piacciono. O meglio: che hanno la fortuna di piacere a lui. Svolgendo, in questo modo, la funzione per cui qualcuno le ha create.
Luigi Cancrini

(L’Unità 15 marzo)