lunedì 26 maggio 2014

NON TUTTI I CRISTIANI CREDONO NELLE DUE NATURE DI GESU'

Credo che il dialogo ebraico- cristiano- islamico, nel quale il papa si è mosso con tanto impegno, abbia  un nodo fondamentale da sciogliere. Si tratta di rifare i conti con i Concili di Nicea e di Calcedonia che, nel loro linguaggio filosofico-ellenistico, vanno riletti e reinterpretati alla luce delle Scritture.
Un immenso e documentatissimo lavoro storico ed ermeneutico ci permette in tutta tranquillità di negare le due nature in Gesù.  La dottrina delle due nature, nel linguaggio dei Concili, non poteva essere altro che la dichiarazione di fede per cui i cristiani non separavano Gesù da Dio, nel senso che egli era il "tramite" e il testimone della presenza e della "rivelazione" di Dio.
Leggere oggi come ontologico questo linguaggio, significa prescindere totalmente dal Gesù storico e dal messaggio del Secondo Testamento. La divinizzazione di Gesù, come fatto ontologico, non appartiene necessariamente alla fede cristiana (Barbaglio, Ortensio da Spinetoli, Schillebeeckx, Kung, Salas, Spong, Lenaers, Adriana Destro, Mauro Pesce, Tamayo,Elizabeth Johnson, M. Fox, Haigth, Boimard, Vigil, Gounelle......), ma ad una sua interpretazione filosofica, letteraria contingente.Oggi possiamo liberamente e responsabilmente sentirci cristiani sapendo che la nostra fede non è vincolata a formule che potevano avere un senso dentro una stagione culturale datata. Non è amore alla tradizione, ma becero tradizionalismo ripetere delle formule ignorando la inevitabile mutazione dei linguaggi. La nostra fede deve sempre reinventare il modo con cui dirsi.
Franco Barbero