giovedì 26 giugno 2014

INCONTRARE LE SCRITTURE

Lidia Maggi, pastora battista, presente alle attività del Festival biblico fin dall'inizio. Il Festival è una bella sorpresa nel panorama culturale italiano: per quali ragioni la Scrittura offerta negli spazi aperti di una città riesce ad affascinare?

 «La Bibbia è ancora avvolta da una nebbia di timore e pregiudizi. Portare la Bibbia nelle piazze significa far riscoprire che questo libro parla di noi, racconta la vita in tutti i suoi aspetti, dal dolore alla gioia. Certo, la Bibbia ci narra di Dio, ma di un Dio che sembra trovarsi più a suo agio nelle strade o nelle case piuttosto che nel tempio. Un Dio che sceglie di camminare con persone dalle storie imperfette piuttosto che con i santoni, un Dio che si lega a gente come noi. Portare la Bibbia per le strade è un modo per aiutare le persone a uscire dai luoghi comuni e dai pregiudizi per fare un’esperienza di incontro diretto con il mondo delle Scritture».

– Perché è importante leggere la Bibbia anche al di fuori di un contesto religioso?

«Perché la Bibbia, oltre a essere il libro della fede, è un capolavoro letterario che ha ispirato l’arte e la cultura dell’Occidente. Conoscere la Bibbia è come viaggiare conoscendo l’inglese. I simboli, i racconti, i detti, i personaggi biblici sono entrati nella nostra cultura anche se noi non ne riconosciamo la fonte. E poi la Bibbia è un testo intrigante, pieno di storie bellissime. Certo, un testo complesso, ma forse è proprio questa la sua forza: ci strappa dal pensiero unico, dalla banalizzazione dell’esistenza per restituirci quella complessità della verità che non può essere ridotta a slogan».

– Il Festival offre un’occasione ecumenica di confronto e scambio: è sfruttata in tutte le sue potenzialità?

«Al Festival biblico è possibile ascoltare un pastore valdese che spiega la Scrittura, ascoltare un coro evangelico cantare gospel, incontrare biblisti provenienti da diverse aree confessionali che insieme si confrontano sui testi. È un’occasione per scoprire la Bibbia attraverso gli occhi delle donne, dei giovani o degli artisti. C’è ancora tanto da fare per rendere più plurale questo spazio. Grande responsabilità è affidata alla realtà locale, come le chiese evangeliche presenti nel territorio, che sono portatrici di una diversità che aiuta a liberare la Bibbia da letture confessionali. Ma queste non dovrebbero essere lasciate da sole: sarebbe bello se gli esecutivi delle nostre chiese si accorgessero di quest’evento e decidessero di investire in risorse organizzative nei luoghi dove si svolge il Festival».

(interviste a cura di William Jourdan)

(Riforma 20 giugno)