mercoledì 11 giugno 2014

LE SCORIE. E SONO ANCORA LÌ


Realizzereste un deposito di sostanze pericolosissime in un'area posta fra tre corsi d'acqua soggetti ad alluvioni, poco a monte dei pozzi di un grande acquedotto? In Italia è stato fatto. Lo racconta La Suta, documentario di Daniele Gaglianone, Cristina Monti e Paolo Rapalino che sarà presentato in anteprima al Cinemambiente festival (Torino, 31 maggio - 5 giugno, www.cinemambiente.it). "È la 17° edizione" dice Gaetano Capizzi, il direttore della manifestazione, "siamo perciò uno dei festival del genere più "antichi" al mondo e anche l'unico con seminari in cui i registi spiegano le loro tecniche agli aspiranti documentaristi. I temi dei film sono di attualità: dalla denuncia dei maltrattamenti che la nostra società infligge agli animali, in The ghosts in our machine, alle difficoltà del sistema di rifiuti a Napoli in Zero Waste  a Just eat it sullo spreco alimentare".

La Suta ("là sotto") racconta la storia degli impianti Avogadro ed Eurex di Saluggia, Vercelli. Il primo, nato come reattore nucleare nel '59, divenne un deposito di scorie nel '71. Il secondo, costruito nel '65, era un centro di ritrattamento del combustibile nucleare. Vi venivano raccolte le barre di uranio esausto provenienti da centrali italiane e straniere, per scioglierle in acido ed estrarne uranio e plutonio riutilizzabili. Con la fine del nucleare, dopo il referendum del 1987, a Saluggia rimasero scorie, spesso in pericolosa forma liquida, contenenti il 96 percento di tutta la radioattività artificiale presente in Italia, in parte tenute in piscine. Nel 2000, durante l'alluvione del Piemonte, l'area dell'impatto fu inondata e si sfiorò una catastrofe: i rifiuti potevano finire nella Dora, e poi nel Po e nell'Adriatico.

Da allora i rifiuti liquidi si trovano in serbatoi sotterranei. Parte di quelli solidi vengono spediti in Francia, insieme a quelli degli altri depositi italiani, per un ritrattamento che ci costerà circa 300 milioni di euro e si concluderà, dopo che i francesi avranno estratto gli elementi di valore, con il ritorno in Italia di una parte delle scorie minima (ma anche la più pericolosa). Intanto a Saluggia proseguono i lavori per realizzare impianti per la solidificazione dei rifiuti liquidi, che, con gli altri interventi di bonifica, dovrebbero costare 570 milioni di euro. Ma visto che dopo 11 anni di dibattito, non si sa ancora dove verrà realizzato, gli abitanti di Saluggia temono che, alla fine, sarà proprio Eurex a restare la tomba, pericolosa, del nucleare italiano.

(Alex Saragosa, Il Venerdì 30 maggio)