giovedì 17 luglio 2014

Papa Francesco agli ortodossi: «L’ unità è più vicina»

Giornata piena quella di vigilia della festa degli apostoli Pietro e Paolo per il «vescovo di Roma», Papa Francesco. Dopo il malessere per sovraffaticamento che venerdì gli ha impedito di visitare il Policlinico Gemelli, Bergoglio ha ripreso la sua regolare attività, rispettando - come aveva preannunciato il direttore della Sala stampa vaticana, padre Lombardi - tutti gli impegni in agenda che oltre all'incontro con il presidente del Mozambico e con alcuni cardinali, ha avuto il suo momento più significativo nell'incontro con la delegazione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, ricevuta alla vigilia della solennità dei Santi Patroni di Roma, Pietro e Paolo. Papa Francesco ha colto l'occasione per rilanciare il percorso dell'unità tra i cristiani. «Avanti assieme verso l'unità dei cristiani» ha affermato il pontefice. «Apriamoci tutti con coraggio e fiducia all'azione dello Spirito» ha aggiunto, invocando un'unità da perseguire, anche partendo da prospettive diverse, attraverso una «teologia fatta in ginocchio». Un modo molto concreto per sottolineare e indicare come modello quel percorso comune, fatto di scelte concrete, perseguito con l'«amato fratello» Bartolomeo I, il patriarca ecumenico di Costantinopoli, durante l'impegnativo pellegrinaggio in Terra santa, in memoria dell'abbraccio tra Paolo VI e il Patriarca Atenagora che segnò l'avvio dell'ecumenismo, e conclusasi con lo straordinario incontro di preghiera per la pace tenutosi nei giardini vaticani con i presidenti israeliano Peres e palestinese Abu Mazen.
«Si può arrivare ad un cammino di unità» ha ribadito Papa Francesco alla delegazione greco-ortodossa della «Chiesa sorella di Costantinopoli». Ha ricordato quell'abbraccio tra i due leader religiosi avvenuto durante il Concilio Vaticano II. Lo ha definito «un gesto profetico che ha dato impulso ad un cammino che non si è più arrestato». L'obiettivo della piena unità pare più vicino. «Sappiamo bene - ha aggiunto - che questa unità è un dono di Dio» ed è grazie allo Spirito santo se possiamo «riconoscerci per quello che siamo nel piano di Dio» e «non - ha aggiunto - per ciò che le conseguenze storiche dei nostri peccati ci hanno portato ad essere». Francesco ha ricordato quei campi nei quali la collaborazione della vita quotidiana già unisce cattolici e ortodossi. In particolare proprio in Medio Oriente e in quei Paesi dove le comunità cristiane sono minoranze spesso perseguitate. Una sottolineatura importante per il vescovo di Roma da avere ben presente anche nel confronto teologico tra la Chiesa d'Oriente e quella d'Occidente. «Confido pertanto e prego - ha esortato - affinché il lavoro della commissione mista internazionale possa essere espressione di questa comprensione profonda, di questa teologia "fatta in ginocchio"». E' in questo quadro - ha osservato - che la riflessione sui concetti di primato e di sinodalità, sulla comunione nella Chiesa universale, sul ministero del Vescovo di Roma, non sarà allora un esercizio accademico, né una semplice disputa tra posizioni inconciliabili. «Abbiamo tutti bisogno di aprirci con coraggio e fiducia all`azione dello Spirito Santo di lasciarsi coinvolgere nello sguardo di Cristo sulla Chiesa» nel cammino di un «ecumenismo spirituale rafforzato dal martirio» di tanti cristiani che «hanno realizzato l`ecumenismo del sangue». La delegazione inviata da Bartolomeo e presieduta dal metropolita di Pergamo, Zizioulas, parteciperà oggi alla solenne cerimonia in san Pietro durante la quale Papa Francesco consegnerà il pallio a 24 nuovi arcivescovi metropoliti.

(L'Unità 23 giugno)