venerdì 8 agosto 2014

COMMENTO ALLA LETTURA BIBLICA

CAMMINARE SULLE ACQUE

Matteo 14,22-33

22 Subito dopo, Gesù obbligò i suoi discepoli a montar nella barca ed a precederlo sull’altra riva, mentr’egli licenzierebbe le turbe. 23 E licenziatele si ritirò in disparte sul monte per pregare. E fattosi sera, era quivi tutto solo. 24 Frattanto la barca, già di molti stadi lontana da terra, era sbattuta dalle onde perché il vento era contrario. 25 Ma alla quarta vigilia della notte Gesù andò verso loro, camminando sul mare. 26 E i discepoli, vedendolo camminar sul mare, si turbarono e dissero: E’ un fantasma! E dalla paura gridarono. 27 Ma subito Gesù parlò loro e disse: State di buon animo, son io; non temete! 28 E Pietro gli rispose: Signore, se sei tu, comandami di venir a te sulle acque. 29 Ed egli disse: Vieni! E Pietro, smontato dalla barca, camminò sulle acque e andò verso Gesù. 30 Ma vedendo il vento, ebbe paura; e cominciando a sommergersi, gridò: Signore, salvami! 31 E Gesù, stesa subito la mano, lo afferrò e gli disse: O uomo di poca fede, perché hai dubitato? 32 E quando furono montati nella barca, il vento s’acquetò. 33 Allora quelli che erano nella barca si prostrarono dinanzi a lui, dicendo: Veramente tu sei Figliuol di Dio!

Questo “racconto” di Gesù che cammina sul lago si trova anche in Marco (6, 45-52) e in Giovanni (6,15-21), ma solo Matteo inserisce la vicenda di Pietro che, probabilmente, in questo Vangelo rappresenta il centro della pericope e racchiude il cuore del messaggio.

Può essere utile ricordare che gli interpreti per secoli si sono sbizzarriti nel domandarsi che cosa fosse davvero successo. Taluni, quando ormai Gesù era stato divinizzato,sostennero che questo camminare sulle acque fosse il segno della sua natura divina. Altri parlarono di un quadro creato da una illusione ottica. Ma queste riflessioni, ancora molto diffuse nella predicazione corrente, non tengono conto del fatto che qui l'intero brano non è una cronaca, ma una vera e propria “parabola della vita alla sequela di Gesù”.

QUESTO GESU'

Si noti: Gesù ha congedato le folle e si ritira a pregare tutto solo. Non qualche istante. Infatti è notte ed “egli se ne stava ancora là solo “.

Per Gesù questo rapporto con Dio è a fondamento di tutto. Non una pratica religiosa tra le altre, ma la relazione in cui riconosceva nel mistero amoroso di Dio la sorgente della sua vita. Chissà quanta gioia, quanta intimità, quanti dubbi, quante lacrime, quanti interrogativi...attraversarono il cuore di Gesù in queste ore di solitudine e di preghiera.

Certo, per Gesù pregare significava riconoscere esplicitamente la presenza di Dio nella sua vita, come sorgente di luce e di forza.

Gesù, attinta la forza per riprendere il viaggio, si inoltra nelle acque mosse, nella tempesta e sollecita Pietro a fare lo stesso. Il racconto prosegue mettendo in scena il vento contrario , la paura di Pietro, la sua invocazione d'aiuto e la mano rassicurante di Gesù: “Uomo di poca fede, perché hai dubitato?”.

UN MESSAGGIO “PERICOLOSO”

Seguire Gesù non è un cammino tutto garantito, sulla terra ferma. Il maestro invita Pietro a rischiare , a fidarsi, a sfidare il vento contrario, a fare i conti con la tempesta.

All'evangelista,che pure tratteggia un quadro altamente emotivo, non interessa affatto la cronaca di un attraversamento difficile del “mare di Galilea”:egli scrive parabolicamente per la sua comunità degli anni 90.

Non si può vivere la fede al riparo dai venti della storia, sdraiati sul guanciale delle proprie certezze, dentro “territori umani” ben delimitati e già esplorati.

Le “memorie” orali e scritte che ormai circolavano a Gerusalemme, ad Antiochia, ad Alessandria d'Egitto, nei villaggi della Galilea e fino a Roma, erano molto varie. Esse stavano dando origine a scritti assai diversi. Ma un elemento le accomunava: Gesù non si era mai accontentato del già detto e del già conosciuto. Sulle tracce dei profeti di Israele, egli cercava di aprire nel presente nuovi sentieri, violando i perimetri e i paletti posti dai benpensanti. Lasciarsi accarezzare dalla donna peccatrice, prendersi cura degli stranieri, incentrare il sabato sulla persona umana, toccare i lebbrosi......non era per Gesù, ebreo osservante, un andare contro la legge, ma un andare oltre, nel senso di tradurne la sua ispirazione più profonda in contesti nuovi e in modalità nuove.

Aveva fatto sua l'imprudenza dei profeti che ben sapevano ascoltare e vedere la chiamata di Dio oltre le leggi, le consuetudini e i ritualismi. Tutto per amore del suo popolo e dei più oppressi: “Ecco, io faccio una cosa nuova : non la vedete?”, aveva detto il profeta Isaia.

Gesù coglie i segni del regno di Dio e là, nei sentieri dei villaggi , le sue azioni diventano per i detentori del potere una sovversione. Egli impersona l'imprudenza profetica e, fattosi amico delle più “brutte compagnie”, si espone al pericolo.

LA COMUNITA' DI MATTEO E LA NOSTRA

Crollato il Tempio di Gerusalemme, sparsi nelle varie aree geografiche, i discepoli/e del nazareno si trovavano ad affrontare problemi completamente nuovi. Come possiamo convivere all'interno del nostro gruppo, riflette Matteo, tra ebrei tradizionali, ebrei della diaspora e “pagani”di cultura greca? Come fare i conti con il contesto politico, culturale e linguistico diverso?

Parlo di Matteo, della sua comunità, ma soprattutto penso alla nostra chiesa di oggi: bisogna affrontare il mare , le sue tempeste e soprattutto le nostre paure. La terraferma dei nostri catechismi, delle nostre visioni morali, dei nostri riti rassicuranti hanno troppo spesso ridotto la chiesa ad uno stagno immobile più che ad una casa dove si respira la vita.

Lo ha in parte capito papa Francesco che spinge la chiesa verso la strada tentando di aprire una stagione diversa.

Pietro, che in questa pagina del Vangelo impersona la comunità, è in preda al panico. Qui sta il problema: o la fede o la paura .

E' assolutamente umano esperimentare la paura, ma diventa paralizzante non affrontarla. La preziosità della testimonianza di Pietro consiste nell'essersi “buttato” oltre le proprie paure confidando nella mano di Gesù, simbolo dell'aiuto di Dio .

Spesso stiamo sulla riva e non ci tuffiamo mai. Però c'è una chiesa che ogni giorno sceglie di “fare corpo” con le lotte e le speranze dei più deboli. Tocca a ciascuno di noi scegliere se farne parte. Al Sinodo dei vescovi, ormai imminente, vedremo se questa chiesa “altra” troverà voce e conferma e romperà con la “prudenza” che da secoli l'ha resa ambigua e complice con i potenti.