venerdì 12 dicembre 2014

COMMENTO ALLA LETTURA BIBLICA

CERCANSI TESTIMONI, PROFETI, DISOBBEDIENTI...
E questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: «Chi sei tu?». Egli confessò e non negò, e confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Che cosa dunque? Sei Elia?». Rispose: «Non lo sono». «Sei tu il profeta?». Rispose: «No». Gli dissero dunque: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, come disse il profeta Isaia». Essi erano stati mandati da parte dei farisei. Lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque battezzi se tu non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo con acqua, ma in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, uno che viene dopo di me, al quale io non son degno di sciogliere il legaccio del sandalo». Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando (Giovanni 1, 19-28).
GESU' HA AVUTO BISOGNO DI UN MAESTRO


Mentre infuriano le sciocchezze del natale, la banalità del mercato e delle vetrine, le consumate retoriche ecclesiastiche sulla nascita del bambino nella capanna…, a liberarci dal vomito di questo "disco natalizio" ci pensa la figura di questo grande profeta, Giovanni Battista, cioè il battezzatore.

Le scritture cristiane, piegando i dati storici alle loro esigenze teologiche, hanno fatto di lui il "precursore" per poter esprimere la subordinazione di Giovanni a Gesù. In realtà il Battista, che è stato il maestro di fede e di vita di Gesù, in qualche modo ha spianato la strada alla missione del nazareno.
Ma il Battista, chiamato così perché immergeva nell'acqua corrente di un fiume o di una sorgente, chi era disponibile ad accogliere il suo messaggio di ravvedimento, faceva parte dei movimenti battisti che occupavano la scena del mondo giudaico (e non solo) in quel
periodo.
 Giovanni Battista, animato da una forte tensione apocalittica, consapevole del fatto che il suo popolo doveva compiere una svolta di radicale conversione della propria vita per non autoescludersi dalle prospettive del regno di Dio, presentava il suo battesimo come urgente, ultimo apprello al suo popolo vicino all'abisso dell'autodistruzione.  Egli volle mettere in guardia Israele che, a suo avviso, non era sufficientemente vigile e consapevole rispetto alla propria condizione di smarrimento. Il profeta è sempre un sentinella che alza la voce.

Siamo nel linguaggio rovente del "giudizio apocalittico" di Dio che ovviamente, di primo acchito, può lasciarci l'impressione di un Dio giudice inappellabile. "Se, davanti agli ascoltatori, in generale Giovanni mostra aperta la duplice via della salvezza e della rovina, su questa insiste, come mostra l'immagine della scure, contro quanti rifiutano lui e la sua richiesta. In forza della loro elezione divina i giudei pensavano di essere giudicati da Dio con occhio benevolo a differenza dei pagani" (G. Barbaglio).
 Il Battista si scaglia contro questa illusione. In realtà sulla sua strada, in questo cammino di invito al ravvedimento, il Battista vide presentarsi per il battesimo anche Gesù, come peccatore tra gli altri, bisognoso di conversione, come penitente in piena solidarietà con la sua gente. Nessuno, nemmeno Gesù, fu esente dal cammino di conversione. In questo cammino Gesù si immerse consapevolmente.

Battezzato dal Battista, Gesù ne divenne discepolo. Non sappiamo per quanto tempo, ma Gesù conservò traccia dell'insegnamento profetico di Giovanni in tutta la sua vita. La ricostruzione giovannea e degli altri evangelisti che "finalizzano" il Battista a Gesù non appartiene alla storia, ma allo loro architettura teologica. In Luca sono addirittura parenti, cugini!

Giovanni in verità è testimone non di Gesù, ma di Dio: "Giovanni si vedeva come il precursore unicamente di Dio, nello stesso modo in cui, nel periodo precristiano, il giudaismo generalmente considerava Elia come il precursore solo di Dio, e non di qualche altro messia umano" (J. Meier, Un ebreo marginale, pag. 62, volume II). Dunque il Battista fu per Gesù un autorevole testimone di Dio, lo aiutò a scoprire la volontà di Dio, la sua vocazione profetica.

In tutta la sua vita "Giovanni non ha mai fatto di se stesso l'oggetto principale del suo annuncio" (Meier, pag. 110). Gesù che fu certamente colpito dalla vita esemplare, coerente, profetica del suo maestro, vide in lui un autentico testimone di Dio. Se i Vangeli (Luca 7, 24-27 e Matteo 11, 7-11) sono pieni della grandezza morale del Battista, ciò non avviene a caso. Anche Gesù non fece mai di se stesso il centro della sua predicazione. Anche Gesù si considerò profeta e testimone di Dio. Il cristocentrismo (= mettere al centro Cristo, quasi fosse Dio o addirittura mettendolo al posto di Dio) a Gesù sarebbe sembrata un'eresia, una bestemmia… che poi divenne purtroppo dottrina ufficiale nei secoli successivi: "Gesù pone il regno potente di Dio, e non se stesso, al centro della sua predicazione" (pag. 189). Gesù è un profeta ebreo monoteista e la dottrina trinitaria gli avrebbe "causato" prurito e allergia!

Giovanni viene arrestato. Aldilà del carattere novellistico della sua morte come ci viene descritta in Matteo, lo scrittore Flavio Giuseppe ci fornisce il luogo preciso dell'esecuzione di Giovanni: la fortezza di Macheronte, a est del Mar Morto. Egli incontrò una morte violenta per mano del sovrano della Galilea, proprio nel luogo dove Gesù stava esercitando il suo ministero profetico. "Vista semplicemente in sé, questa macabra esecuzione di un uomo santo, che molti venerarono come martire dopo la sua morte, non poteva non far pensare al profeta Gesù i pericoli che comportava la continuazione del ministero ripreso e reinterpretato di Giovanni" (J. Meier, pag. 273).

Il suo messaggio esigente, la sua vita austera che i sinottici ci presentano in molti passi e ora la sua morte violenta, furono per Gesù come sono per noi, il segno di un grande testimone della fede.
 

       
                VERO TESTIMONE


Nelle insulse litanie natalizie, nelle vuote predicazioni cristiane che ribadiscono dogmi scaduti più che annunci di vita e di liberazione, davanti a noi si staglia la figura morale di un credente che testimonia la sua fede.

Sì, di testimoni abbiamo bisogno. E, invece, non solo la pubblicità mercantile, ma anche i discorsi ufficiali cristiani sono in larga parte ormai ridotti a propaganda, a
catechismo, in bocca a funzionari del culto ai quali non è rimasto un centimetro di autorità morale.
Ormai è tutto scontato: persino molti richiami alla pace e alla solidarietà, che papa Francesco lancia con sincerità e coraggio, rischiano di naufragare in una chiesa che è quasi solo capace di ripetere. I pastori delle chiese locali sono in larga misura privi di creatività e di fantasia. Che noia sentire ripetere linguaggi del IV secolo, coniati al Concilio di Nicea e usati da ripetitori automatici, come se il linguaggio fosse più statico delle pietre e non facesse parte dell'evoluzione culturale dei tempi.

Testimoni, non parolai. Siamo capaci di fare un po' di silenzio e di ritornare ogni giorno a vivere con coerenza rapporti di rispetto e e solidarietà e a praticare la giustizia? Il mondo è saturo di parole ecclesiastiche: ha bisogno di segni, di vita, di scelte, di rinnovamento, di superamento dei luoghi comuni.
Discutiamo di quisquiglie che avremmo dovuto risolvere 500 anni fa e così, rispetto alle sfide di oggi, la chiesa istituzione sembra un museo anzichè una casa accogliente e un luogo desiderabile. Spesso è come un collegio di antica maniera: tanti scolaretti in fila, silenziosi ed obbedienti.

In realtà la noia si taglia con il coltello e l'ipocrisia è nell'aria che respiriamo
.


PROPONGO  UN PO' DI DISOBBEDIENZA...


Io propongo di cercare e di trovare spazi di silenzio, di preghiera, di meditazione. Non per ritrovare un irrecuperabile natale, ma per trovare il dialogo con Dio, per lasciarci orientare verso l'essenziale, per avere il coraggio di uscire dalla giostra del chiasso. Quando Gesù nacque, nessuno se ne accorse: non cantarono gli angeli e non vennero i pastori. Un giovane papà e una giovanissima mamma diedero alla luce un figlio che avevano desiderato e che  crebbe in una famiglia numerosa.
Ritrovare il silenzio significa ritrovare la bussola della nostra vita. E non rompe questo clima la sobria convivialità e un po' di riposo: realtà così importanti perché la nostra vita cresca nel dialogo, nella pace, nell'amore
.

Nel silenzio scopriamo che questa orgia di simboli religiosi e di parole caritatevoli è costruita ad arte per nasconderci quella metà del mondo che vive tra guerre, violenze, miseria e fame. Il silenzio avvicina anche continenti lontani e ci sottrae all'inganno dei troppi messaggi. La gioia di natale sta forse nel fatto che, nonostante tutte le manipolazioni, molte donne e molti uomini non vivono più di finzioni, di messe di mezzanotte o di rituali prefabbricati. Hanno imparato a guardare con speranza e con fiducia a quel Dio che smaschera coloro che siedono sui troni come faraoni sacri e profani.  Cercano nella vita dei testimoni come il Battista, un orientamento valido e coerente per la loro esistenza.
Tra credere a chi blatera e credere a chi testimonia c'è un divario oceanico.
Ma noi siamo dei ripetitori di parole, di riti, di consuetudini religiose o siamo testimoni con la nostra vita quotidiana?
La domanda è rivolta a me e anche a te. Se cerchiamo con cuore sincero, vicino e lontano, Dio ci regala l'incontro con persone che, senza tanti fronzoli, ci danno la testimonianza di una vita piena di umanità e ricca di vangelo.
E possiamo anche noi, umilmente, essere testimoni della strada di Gesù, ma bisogna rompere le righe delle nostre comunità sonnolenti e diventare cristiani disobbedienti al potere e obbedienti al Vangelo soltanto.
I cittadini e le cittadine che oggi hanno riempito le piazze d'Italia ci dicono che nella chiesa e nella società è giunta l'ora di farsi sentire.