venerdì 12 dicembre 2014

OBAMA, LA SFIDA SUGLI IMMIGRATI FA INFURIARE I REPUBBLICANI

I repubblicani minacciano di portarlo in tribunale, avviare l’impeachment, o bloccare le attività dello Stato negando i fondi. Quindi il presidente Obama sembra aver centrato il suo obiettivo, con il discorso televisivo che ieri sera ha annunciato agli americani la riforma dell’immigrazione a colpi di decreti.  Da una parte, infatti, questa iniziativa consente al capo della Casa Bianca di mantenere una vecchia promessa elettorale, che servirà a ricompattare gli ispanici con il Partito democratico, nella coalizione già vittoriosa nel 2008 e nel 2012.

Dall’altra, gli ordini esecutivi uccideranno sul nascere quasi ogni possibilità di collaborare con il nuovo Congresso dominato dai repubblicani, sperando che questo scontro faccia emergere l’ala più estremista del Grand Old Party, come gli americani chiamano il partito di Lincoln, in vista delle presidenziali del 2016. A meno che invece non abbiano ragione proprio i repubblicani, e le decisioni di Obama provochino una reazione così negativa da parte degli altri gruppi della società americana, da compromettere le prospettive politiche dei democratici.

Negli Usa vivono circa 12 milioni di immigrati illegali. La grande maggioranza sono brave persone venute a lavorare, che hanno creato famiglie. Molti però rischiano di essere deportati e divisi dagli affetti, perché non hanno i documenti in regola. Obama aveva promesso di sanare questa situazione nel 2008 e nel 2012, e ha adottato il programma Daca che evita l’espulsione dei figli degli illegali portati negli Usa da bambini.

Il Senato aveva approvato una legge di riforma bipartisan, ma la Camera dominata dalla corrente più conservatrice del Partito repubblicano l’ha bloccata. Ieri sera quindi il presidente ha rotto gli indugi, annunciando una serie di ordini esecutivi che cambiano le regole. Quattro milioni di illegali otterranno il permesso di vivere e lavorare negli Usa, se hanno figli nati in America, sono nel Paese da almeno 5 anni e non hanno avuto problemi con la legge. 

Un altro milione verranno protetti dalla deportazione, alzando l’età entro cui dovevano essere entrati da bambini. Nessuno però riceverà la sanità pubblica, per evitare l’accusa che Obama ha aperto le porte per sostenere la sua riforma. Questo ha provocato critiche nella comunità ispanica, ma la Casa Bianca non vuole correre il rischio di compiere atti che potrebbero risultare poi illegali.
 Prima ancora che il presidente parlasse, il nuovo leader repubblicano della maggioranza al Senato, McConnell, lo ha avvertito: «Se sfiderà la volontà del popolo, il Congresso agirà». Il suo collega Coburn ha aggiunto che «ci saranno casi di anarchia, e forse violenza». Le ipotesi considerate dai repubblicani vanno dallo «shutdown» del governo all’impeachment. La Casa Bianca risponde che il presidente ha l’autorità legale per agire su questa materia, e ha ricevuto per due volte il mandato politico. È l’inizio di uno scontro che continuerà, su vari fronti, fino alle presidenziali del 2016.

(Paolo Mastrolilli, La Stampa 21 novembre)