lunedì 1 dicembre 2014

PARI OPPORTUNITÀ? C'È MOLTO DA FARE"

È come cominciare ad abbattere un muro, serve tempo e costanza, ma servono anche idee innovative e modelli diversi, flessibili: «Valore D nasce nel 2009 con una mission, quella di promuovere lo sviluppo del talento femminile nelle imprese », spiega Anna Zattoni, direttore generale di questa associazione che raccoglie oltre un centinaio di aziende italiane impegnate a sostenere la leadership femminile.
Un progetto che in un Paese come l'Italia ha tutto il sapore di una sfida. Per capirlo bastano un paio di percentuali che sono già la fotografia della distanza: «Le donne manager, quadri e dirigenti aziendali sono da noi il 25 per cento mentre la media europea è al 33 per cento», prosegue Zattoni.
Sui consigli di amministrazione le cose negli ultimi tempi sono migliorate, ma per legge: «Nei cda le donne sono passate dal 6 al 22 per cento grazie al fatto che diverse aziende hanno deciso di applicare subito la normativa a regime senza procedere per gradini». Il "fattore D" è ancora un ostacolo, sempre le stime ci dicono che sono le donne a pagare più caro il prezzo della crisi: sono le donne a perdere il lavoro e restare a casa, ad avere stipendi inferiori.
Temi che verranno affrontati nel Forum di scena a Roma sul "valore di crescere".

Pochi mesi fa, Christine Lagarde, direttore del Fondo monetario internazionale, disse che l'Italia è il Paese della zona euro che meno incoraggia la partecipazione femminile al mercato del lavoro e che un cambiamento di rotta si potrebbe tradurre in un aumento della crescita e del reddito, oltre che in un progresso in termini sociali.
Pari opportunità, un diverso approccio culturale che abbandona le ancore del passato, modelli organizzativi che provano a conciliare tempi e flessibilità sono la nuova frontiera. «Valore D si occupa di aiutare le aziende a guardare il futuro », prosegue Anna Zattoni, ex manager di Vodafone. «Il cambiamento passa attraverso due percorsi, uno interno alle società, uno esterno e investe la questione da un punto di vista sociale e culturale. Per esempio, recenti ricerche ci dicono che in un Paese come l'Italia in cui il 60 per cento dei laureati sono donne, i percorsi scelti dalle ragazze offrono minori opportunità di lavoro».
Così si tratta di calibrare meglio le scelte. Ma non solo: «Per promuovere una leadership femminile bisogna pensare a diversi modelli di organizzazione del lavoro: più flessibilità negli orari, servizi di supporto alle famiglie, come asili, polizze sanitarie, convenzioni per poter mandare i figli dei lavoratori nei campi estivi, servizi di baby sitter e anche servizi per la gestione degli anziani».
Quest'ultimo è un tema di cui si parla ancora poco eppure crescono le aziende che offrono aree di supporto informativo per i propri addetti, convenzioni con i centri diurni e con le case di cura. Perché insieme ai bambini, nella società che allunga la vita media, un'ansia crescente per le famiglie, di cui spesso si fanno carico le donne, riguarda il prendersi cura dei genitori, dei nonni, degli over 70.

(Laura Montanari, Repubblica 18 novembre)