venerdì 6 febbraio 2015

Addio tedeschi, la fabbrica rinasce italiana

ROMA. Non sempre vincono i tedeschi. A Narni, per esempio, l'hanno spuntata gli italiani. La storica Elettrocarbonium (per la cittadina umbra è un po' come l'Ilva per Taranto o la Fiat per Torino negli anni d'oro) è ritornata tricolore e soprattutto ritornerà a produrre elettrodi di grafite per i forni elettrici degli stabilimenti siderurgici. Se fosse stato per la multinazionale teutonica SGL Carbon, nata da una fusione tra una controllata della Siemens e un gruppo americano, oggi a Narni quella fabbrica non ci sarebbe più e nemmeno, ovviamente, i cento posti di lavoro. Nel 2010 il primo stop all'attività e il primo ridimensionamento della forza lavoro. Nel febbraio del 2014 la decisione della multinazionale di andarsene, per ragioni di eccessiva capacità produttiva, e di spostare le relative produzioni in Malesia e in parte in Spagna, dove il costo dell'energia è molto più basso. Via dall'Italia ma senza rinunciare al mercato italiano.
Dopo quasi un anno di battaglia sindacale che ha coinvolto tutta la città, cassa integrazione, mobilità, con alcuni operai che per protestare si sono incatenati in cima a uno dei silos della fabbrica, la svolta è arrivata alla fine dello scorso anno. La piccola pugliese Morex (azienda di logistica con un fatturato di 15 milioni) ha presentata un'offerta e un piano industriale per il rilancio di Narni. Al ministero dello Sviluppo hanno considerato quel piano credibile, diversamente da altri e martedì scorso l'ad di Morex Michele Monachino ha firmato l'atto d'acquisto dell'area e dell'impianto di Narni. Qui - come a Taranto ma molto in miniatura - ci sono problemi di bonifica ambientale da superare. I tedeschi si sono impegnati a finanziare la maggior parte degli interventi (metteranno sette milioni), la Morex farà il resto (due milioni). Poi si inizierà.
La produzione dovrebbe riprendere con gradualità a partire dal terzo trimestre di quest'anno. E gradualmente saranno riassorbiti i circa cento operai «Questa - dice Monachino - è assolutamente una rivincita italiana con una piccola azienda che va a rilevare un impianto da un colosso tedesco. Dimostreremo di essere più bravi e più precisi di loro. Per noi è una grande sfida». E a Narni sperano davvero di non perderla. (r. ma.)

(Repubblica 31 gennaio)