martedì 10 febbraio 2015

In Cile si riapre l’inchiesta sulla fine di Pablo Neruda

SANTIAGO DEL CILE. Si riapre l'inchiesta sulla morte di Pablo Neruda e questa volta il governo cileno sarà parte in causa. La salma del poeta era stata riesumata nel 2013 e le analisi avevano dato esito negativo: non c'erano tracce di agenti chimici, nessuna prova per sostenere l'omicidio. Eppure il Partito comunista e i nipoti di Neruda hanno chiesto di sottoporre i resti a nuovi esami. Non credono alla versione ufficiale, quella della morte per cancro dodici giorni dopo il colpo di stato che portò al potere Augusto Pinochet. Il primo a sollevare dei dubbi fu il suo autista: raccontò che un medico gli iniettò una sostanza che fece peggiorare rapidamente le sue condizioni. «Gli indizi puntano a un possibile intervento di alcuni agenti dello Stato, per cui il caso potrebbe costituire un crimine di lesa umanità», ha spiegato Francisco Ugas, responsabile dell'area dei diritti umani nel ministero degli Interni.

(Repubblica 23 gennaio)