giovedì 26 marzo 2015

Nell’inchiesta le parole del prelato

Effetto Lupi in Veneto. Ncd e Lega sem­pre più distanti. Mat­teo Sal­vini l'altra sera al Caffè Pedrocchi di Padova ha scan­dito: «Tosi è il pas­sato, pur­troppo. Ma se qual­cuno lascia la Lega per lui, vuol dire che pre­fe­ri­sce la triade Lupi-Alfano-Quagliariello. Auguri». Insomma, per il ras del Car­roc­cio lo sce­na­rio poli­tico è inap­pel­la­bile: Luca Zaia non si discute come gover­na­tore e Ncd può dia­lo­gare con il sin­daco sus­si­dia­rio di Verona.
Il vero pro­blema della Lega, se mai, sono le Comu­nali di Vene­zia. Con­tro Felice Cas­son, sta­mat­tina al Cen­tro Santa Maria delle Gra­zie di Mestre, varo della can­di­da­tura di Luigi Bru­gnaro, ex presidente Con­fin­du­stria. In alter­na­tiva, c'è l'ex pre­si­dente della Pro­vin­cia Fran­ce­sca Zac­ca­riotto che ha strap­pato la tes­sera della Lega con largo anti­cipo.
Il «caso Lupi» scom­pa­gina l'area dei ber­lu­sco­nes ex Dc come i «popo­lari» illusi da Monti, Udc e finiani. Il nuovo pro­getto ruo­tava intorno a Tosi, anche gra­zie ai buoni uffici di Cor­rado Pas­sera che è il link con Cl. Il «sistema nel sistema» a Nord Est è la galas­sia di Com­pa­gnia delle Opere, con­sorzi sta­bili che spa­ziano dalla for­ma­zione alla logi­stica, dalla sanità all'edilizia, dalle Università al car­cere. Lupi era di casa fra il quar­tier gene­rale di San Mar­tino Buo­nal­bergo (che dal 16 feb­braio ha tra­slo­cato in via Tor­ri­celli a Verona), ma anche nella fra­ter­nità pado­vana abi­tuata ad ospi­tare Pier­luigi Ber­sani. È la sto­rica suc­cur­sale della hol­ding ciel­lina in Lom­bar­dia: da 40 anni i «ragazzi di don Giuss» hanno sca­lato la pira­mide del potere e messo radici fra finanza bianca, appalti dorati e ser­vizi paralleli.
Cl veneta era di fede andreot­tiana, ma si è sem­pre ricon­ver­tita soprat­tutto sul fronte eco­no­mico grazie al «com­pro­messo sto­rico» con Lega coop. Nelle urne, geo­me­tria varia­bile: fede­lis­simi di Galan e pronti a soste­nere sin­daci come Fla­vio Zano­nato a Padova o Achille Variati a Vicenza; ex berusco­niani con For­mi­goni & Lupi, ma attenti alla Lega di Maroni & Tosi e adesso per­fino renziani gra­zie a Del­rio & Giannini.
Il «caso Lupi» fa discu­tere den­tro e fuori le «scuole di comu­nità», anche per­ché c'è un'anima ciellina che ha preso le distanze dai «pec­cati» dei lea­der lom­bardi. Tut­ta­via, nella suc­cur­sale veneta non sono stati da meno: la cas­sa­forte in Lus­sem­burgo che diventa trust in Nuova Zelanda; dal clamo­roso crac delle ope­ra­zioni in Etio­pia (dalla mega-ferrovia con Gibuti all'università ora accollata alla Cei…) fino allo sman­tel­la­mento delle imprese di costru­zioni in parte rias­sor­bite dalla famiglia Chia­rotto, pro­prie­ta­ria della Man­to­vani Spa (quella del Mose e di Expo).
A Padova, poi, l'inchiesta costata il mini­stero a Lupi ha coin­volto mon­si­gnor Fran­ce­sco Gioia. Dal 2001 fino al 22 luglio 2013 dele­gato pon­ti­fi­cio per la Basi­lica di Sant'Antonio, il cupo­lone di Padova. Goia com­pare nel fal­done della Pro­cura di Firenze, che inter­cetta testual­mente la «voca­zione» dell'alto pre­lato. Il 2 mag­gio 2014 mon­si­gnore è al tele­fono con Fran­ce­sco Cavallo (tra gli arre­stati): gli chiede istru­zioni in vista delle ele­zioni euro­pee. La mis­sion di Gioia è chiara: raccogliere le pre­fe­renze pro­prio per il ciel­lino Lupi. Il pro­blema uno solo: la man­canza di diret­tive per avviare la mac­china del con­senso. «Mi dovete far sapere chi porta il capo per le euro­pee, per­ché io non so nulla ancora. No, ma è urgente che ce lo diciate per­ché se devo poi avviarmi per alcuni istituti reli­giosi del mio entou­rage no? Per segna­lare» con­fessa Gioia.
Ma non basta, la stessa voce spunta anche nei tabu­lati delle con­ver­sa­zioni tran­si­tate sul tele­fono di Ste­fano Perotti. Con lui Gioia si attiva per motivi fami­liari: un posto fisso per suo nipote. Le intercet­ta­zioni resti­tui­scono la richie­sta di un «con­tratto a tempo inde­ter­mi­nato in un pre­ciso set­tore avan­zata insi­sten­te­mente», a Cavallo, Perotti e Incalza.
Ma mon­si­gnor Gioia risulta tutt'altro che imma­co­lato. Risale al 9 otto­bre 2012 l'esposto depo­si­tato al Tri­bu­nale di Padova che segnala la palese vio­la­zione dell'articolo 44 del testo unico sulle costruzioni. Tra­dotto signi­fica un abuso edi­li­zio sulla rea­liz­za­zione di 5 mini-appartamenti a due passi dall'Orto Bota­nico e dalla Basi­lica del Santo. Fuo­ri­legge è la metra­tura di 4 locali che non rag­giun­gono la super­fi­cie di 45 metri qua­dri, il minimo in base alla nuova nor­ma­tiva. Tutto affiora quasi per caso, quando l'ex dele­gato pon­ti­fi­cio avanza la richie­sta di con­dono per gli immo­bili ricavati dall'ex casa del custode della Basilica.
Sebastiano Canetta

(Il Manifesto 21 marzo)