lunedì 27 aprile 2015

L’amicizia liberatrice nelle strade del Guatemala

All'ingresso di «Casa 8 marzo» ci viene incontro un nugolo di bambini. Ci saltano addosso. Fanno a gara a dirci i loro nomi improbabili. Sono nomi dei personaggi delle favole o degli antichi popoli Maya, di re e di principesse. Sono i bambini sottratti agli stenti di una strada che ha il linguaggio crudele e spietato della morte ma non ai loro sogni. A scegliere di venire ad abitare in questa casa del centro caotico di Città del Guatemala sono state le loro madri che rientrano nel progetto del Mojoca - Movimento jovenes de la Calle (Movimento giovani della Strada). L'iniziativa è di Gerard Lutte, belga d'origine e italiano di adozione, già prete, già salesiano, già valente docente universitario di scienze dell'educazione e psicologia dello sviluppo. In dissenso dalla sua congregazione, insieme a Giulio Girardi e a pochi altri suoi confratelli, aveva fatto dapprima la scelta dei baraccati romani di Prato Rotondo e della Magliana negli anni sessanta, poi le prime comunità di base, i Cristiani per il socialismo, l'impegno della solidarietà affianco dei popoli oppressi dell'America Latina. Infine in Guatemala per le strade della capitale dove il suo impegno diventa concretamente forza di liberazione per i ragazzi e le ragazze che scelgono di vivere «1'amicizia liberatrice». Perché nella vita brada dell'abbandono tra le vie che straripano di indifferenza, sospetto e repressione, non è tutto negativo. La solidarietà con gli altri non è tanto una scelta quanto una necessità, un salvagente a cui ti aggrappi in una lotta strenua per la sopravvivenza. Gerard fa leva esattamente su quel valore perché i giovani scelgano di viverla piuttosto come forza di liberazione per autorganizzarsi e impegnarsi per il cambiamento proprio e della società. Da qui nascono le case-rifugio per proteggersi dai poliziotti impegnati nei programmi governativi di «limpieza social» (pulizia sociale) e dalle aggressioni violente generate dalla stessa vita di strada. Nascono i laboratori di avviamento professionale, le case di autoaiuto. Nasce anche la pizzeria Sabores del mundo (mangiare bene facendo il bene) con un forno fatto arrivare direttamente dall'Italia e ingredienti naturali che si aggiungono a quelli del riscatto sociale e della liberazione autentica ed integrale dalla violenza e dallo sfruttamento. «Nella strada devi arrangiarti cercando di vendere cianfrusaglie o rubacchiando - mi dice Elver - e devi lottare per difendere il tuo spazio». Aspirare solventi per ottundersi il cervello e cercare di non pensarci è cosa abituale. E li abbiamo visti e conosciuti nella Plaza Central, quella della Cattedrale e del Palazzo del governo, i giovani che si perdono dentro una dose di colla tossica, vagare come zombie tra il rifiuto circospetto della folla. Quell'uomo che ha avuto il coraggio di abbassare il ponte levatoio dell'accademia, della carriera e del sagrato, rappresenta per loro l'unica vera speranza di un mondo nuovo in cui essere protagonisti e non comparse di scarto. Partecipando all'assemblea annuale del Mojoca ti rendi conto che quei ragazzi fanno sul serio. Hanno imparato a discutere, a ragionare sui regolamenti, ad ispezionare meticolosamente il proprio futuro. A prendere in mano il proprio destino. Ad insegnare, a noi regolari e normali, la fatica del cammino di liberazione. In altre parole la Pasqua.
Tonio Dell'Olio

(Rocca 15 aprile 2015)