giovedì 23 aprile 2015

NON UNA TEORIA MA UNA IDEOLOGIA

di Roberto Russo – Queerblog.it

La teoria del gender non esiste: questo bisogna dirlo fin da subito e in maniera chiara. In nessun ambito accademico si parla di teoria del gender. E allora come viene fuori? Cos'è la teoria del gender? Si tratta di un'espressione usata dalla destra reazionaria e dai cattolici (soprattutto quelli conservatori) per creare consenso intorno a posizioni sessiste e omofobe. Per riassumere questa teoria, possiamo usare una definizione che Lucetta Scaraffia ha usato in un suo articolo su L'Osservatore Romano: "La teoria del gender è un'ideologia a sfondo utopistico basata sull'idea, già propria delle ideologie socio-comuniste e fallita miseramente, che l'eguaglianza costituisca la via maestra verso la realizzazione della felicità. Negare che l'umanità è divisa tra maschi e femmine è sembrato un modo per garantire la più totale e assoluta eguaglianza – e quindi possibilità di felicità – a tutti gli esseri umani. Nel caso della teoria del gender, all'aspetto negativo costituito dalla negazione della differenza sessuale, si accompagnava un aspetto positivo: la totale libertà di scelta individuale, mito fondante della società moderna, che può arrivare anche a cancellare quello che veniva considerato, fino a poco tempo fa, come un dato di costrizione naturale ineludibile".

Ma se non esiste in alcun ambito accademico, come nasce allora la dicitura "teoria del gender"? Si tratta di un'arbitraria fusione delle definizioni "gender studies" e "queer theory", due argomenti diversi – per quanto complementari – che sono stati reinterpretati come una teoria a sé stante. Ruolo importante in questa confusione lo ha la chiesa cattolica, a partire da Benedetto XVI (che ne ha parlato spesso) e che poi continua con papa Francesco che, su questo punto, è in perfetta linea con il pensiero del suo predecessore. Tutto il pensiero della chiesa cattolica (e di molte confessioni cristiane e diversi gruppi tradizionalisti) può essere riassunto dalla definizione che di "ideologia del gender" ha dato padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa Vaticana: per lui è "la negazione del fondamento oggettivo della differenza e complementarità dei sessi" tale da creare confusione tanto in campo giuridico quanto nell'interpretazione della "Convenzione per i diritti dei fanciulli".

Per chiarire meglio come stanno le cose, sono utili tre citazioni. La prima è di Judith Butlerautrice del testo Questioni di genere, testo che ha introdotto nel dibattito la questione della "teoria del genere". In un'intervista Judith Butler ha affermato:

La teoria del genere non descrive "la realtà" in cui viviamo, bensì le norme eterosessuali che pendono sulle nostre teste. Norme che ci vengono trasmesse quotidianamente dai media, dai film, così come dai nostri genitori, e noi le perpetuiamo nelle nostre fantasie e nelle nostre scelte di vita. Sono norme che prescrivono ciò che dobbiamo fare per essere un uomo o una donna. E noi dobbiamo incessantemente negoziare con esse. Alcuni tra noi sono appassionatamente attaccati a queste norme, e le incarnano con ardore; altri, invece, le rifiutano. Alcuni le detestano, ma si adeguano. Altri ancora traggono giovamento dall'ambiguità… Mi interessa dunque sondare gli scarti tra queste norme e i diversi modi di rispondervi.

Eco a questa affermazione di Butler è quella che dà l'avvocato Francesco Bilotta in un articolo dal titolo Cosa si nasconde dietro l'espressione "ideologia del genere":

Secondo gli ideatori dell'espressione "ideologia del genere" le coppie concettuali maschio/femmina, uomo/donna coincidono. Inoltre, il sesso biologico è l'unica cosa che conta e il genere è una fumisteria accademica. È questo tutto ciò che ha da dirci il discorso intorno al sesso che gli esperti Vaticani da tempo propugnano. Chiunque abbia una sia pur superficiale conoscenza degli studi di genere sa benissimo di poter trovare una pluralità di posizioni e una ricchezza di argomentazioni che il sintagma "ideologia del genere", in quanto "dispositivo retorico reazionario" ovviamente occulta, additando negli studi di genere (e in ogni movimento sociale di promozione dei diritti delle donne e delle persone LGBTI) la minaccia di quell'"ordine trascendente, presociale, immutabile" in cui, secondo gli esperti del Vaticano, il sesso e la sessualità si devono iscrivere.

E infine Laura Scarmoncin, che studia Storia delle donne e di genere alla South Florida University,  e che taglia corto: 

Non ha alcun senso parlare di teoria del gender e men che mendo di ideologia del gender. È un'arma retorica per strumentalizzare i gender studies che, nati a cavallo tra gli anni 70/80, affondano le loro radici nella cultura femminista che ha portato il sapere creato dai movimenti sociali all'interno dell'accademia. Così sono nati (nel mondo anglosassone) i dipartimenti dedicati agli studi di genere [e poi ai gay, lesbian e queer studies].