domenica 3 maggio 2015

UN LIBRO AVVINCENTE

THOMAS CAHILL, Desiderio delle colline eterne, Fazi Editore, pagg. 324, euro 17. 00.
Riporto da una mia lunga recensione questo brano con cui raccomando vivamente la lettura di questo studioso di teologia e filosofia medievale che recentemente ha rivolto i suoi studi biblici all'ambiente giovanneo con particolare acume e competenza.
L'Autore fa notare come Giovanni sarà usato per fini dogmatici e segnò l'avvio verso la nascita del cristianesimo, come religione separata dall'ebraismo

Siamo ormai mille miglia lontani dal Gesù storico e sta per nascere una nuova religione: "La chiesa del Discepolo Amato si era trasformata in una specie di isola che i cambiamenti geologici hanno distaccato dal continente. Per molti anni ebbe uno sviluppo separato: dagli ebrei, dagli "eretici", persino dagli altri cristiani "ortodossi" "(pag. 231).
Fu con il secondo secolo che la comunità giovannea cominciò a trovare spazio e la sua cristologia alta cominciò a "sedurre" e la sua "peculiare letteratura" cominciò a trovare posto nella "biblioteca" delle origini cristiane.
E così si getta il ponte verso un cristianesimo dogmatico: "Se Dio può così farsi carne, Gesù deve essere l'auto-rivelazione di Dio e, dunque, di Dio in una forma molto  più integrale ed essenziale di qualsiasi profeta precedente (e semplicemente umano). E' quest'ultimo pensiero che costituisce il ponte tra le prime teologie e le grandi affermazioni cristologiche del II secolo; più di ogni altro documento del Nuovo Testamento è il Vangelo di Giovanni a darci un'immagine di questo ponte mentre viene edificato, quasi un'istantanea di questa nuova teologia durante il processo di costruzione. Alla fine del II secolo Ignazio di Antiochia, uno dei primi grandi vescovi, parlerà senza ambiguità del nostro Dio, Gesù Cristo" (pag. 220).
Chi è avvertito di questi "passaggi" storici può leggere con gioia questo Vangelo che "riesce ancora a incendiare di rabbia i lettori ebrei e a sconcertare i cristiani" (pag. 230). Senza queste avvertenze si può correre il rischio di confondere Gesù con Dio. Certo, oggi, moltissimi Studi esegetici ed ermeneutici hanno fatto luce su questi "spostamenti", ma non è chiaro per tutti che "figlio di Dio" "è un'espressione ricorrente nella prima letteratura biblica in riferimento a chiunque potesse essere considerato portavoce di Dio" (pag. 215), "uno che pronunciava il messaggio di Dio" (pag. 216).
Così ridiventa pacifico che, in riferimento alle nostre origini, si può sottoscrivere che "anche il cristianesimo è una forma di giudaismo" (rabbino Shaye Cohen).
Intanto sarà bene ricordarsi che bisogna parlare storicamente di "cristianesimi" (il plurale è d'obbligo) e che, anche con l'ultima redazione del Vangelo di Giovanni, non siamo ancora arrivati alle formulazioni dogmatiche di Nicea e Calcedonia.
Spero che le citazioni qui riportate rappresentino un invito alla lettura del volume e anche una sollecitazione a leggere il Vangelo di Giovanni con rinnovato impegno e con maggiore consapevolezza dei problemi che il testo solleva.

Franco Barbero