Staggia
Senese -
C'è un borgo d'Italia, nella campagna senese, dove a
settembre suonerà la campanella della prima "scuola di Dio".
Dieci bambini per classe, un crocifisso, le aule ricavate nei locali
della parrocchia, una maestra unica, i canti sacri al mattino e la
Bibbia alla fine delle lezioni.
Una retta da 150 euro al mese, niente
compiti a casa, campetti da calcio e pallavolo, ma soprattutto la
certezza, per i genitori, che in questo oratorio affacciato su una
rocca medievale la (presunta) teoria del Gender non entrerà mai.
Anzi, con i suoi tremila abitanti, nonostante un sindaco del Pd e
molte strade dedicate alla Resistenza, questa frazione si candida a
diventare una vera e propria roccaforte anti-Gender.
Simbolo di quel
movimento la cui bandiera è la famiglia naturale, strenuamente
contrario alle unioni civili, alle coppie omosessuali, ma anche alle
blande aperture della Chiesa verso gay e divorziati.
A cominciare
dall'attivissimo parroco, don Stefano Bimbi, già diventato famoso
per aver inaugurato un "bonus bebè" di duemila euro per le
famiglie numerose, purché siano cattoliche, italiane e battezzino la
prole.
Una
sorta di resistenza dunque, che parte dalla scuola "parentale",
"fortemente voluta da un gruppo di giovani genitori - racconta
don Stefano - decisi a scegliere fino in fondo l'educazione dei
propri figli". Sottraendoli cioè agli insegnamenti "troppo
laicisti" dello Stato, perché, così ha spiegato di recente la
coordinatrice del gruppo Giulia Pieragnoli, "adesso la teoria
del Gender entrerà a pieno regime nel sistema scolastico statale, e
diventerà materia obbligatoria anche nelle scuole paritarie
cattoliche...".
Una
fuga da uno spettro più che dalla realtà, visto che nei timidi
messaggi sulla parità dei sessi previsti dalla Buona scuola, del
Gender non c'è alcuna traccia. Ma evidentemente ancora troppo per il
neonato gruppo "Alleanza parentale", che rifacendosi alle
esperienze dell'homeschooling americana, spesso legata ai movimenti
religiosi fondamentalisti, ha deciso che la scuola se la farà da sé.
"Infatti l'idea mi è stata suggerita da un vescovo americano –
spiega don Stefano Bimbi sul sito del gruppo - negli Usa è normale
che gruppi di genitori decidano di gestire in proprio l'educazione
dei figli, ma è perfettamente legale anche in Italia.
La
Costituzione dice che è obbligatoria l'istruzione, non la scuola".
Lezioni
confessionali in piena regola insomma, che non pochi a Staggia però
guardano con diffidenza.
A pochi metri dalla parrocchia, mentre
risuonano le campane della messa, Bruno, 35 anni e due figli piccoli,
non nasconde ironia e irritazione. "Qui le elementari ci sono,
che bisogno c'era della scuola del prete? E cosa insegneranno a quei
bambini, il catechismo? O magari che i loro amici non battezzati,
come i miei figli, sono parenti del diavolo? E poi qui ormai c'è il
razzismo della fede: per avere il bonus bebè devi essere sposato e
avere tutti i sacramenti...Bella carità cristiana".
Margherita
i figli invece ce li ha già grandi. "Meno male, perché
quest'aria oscurantista non mi piace per niente: vogliono tornare
agli anni Sessanta, quando non c'erano né il divorzio, né l'aborto.
Ma lo Stato laico, per fortuna, ancora esiste. Almeno spero...".
Eppure
il movimento cresce.
E oltre a Staggia, dove sono già pronte quattro
classi elementari e due medie, e la maestra si chiamerà Samantha, le
"scuole di Dio" attive per l'anno 2015/2016 apriranno (tra
i malumori di molti) nella parrocchia di Sant'Ignazio di Loyola a
Padova, a Schio, in provincia di Vicenza, a Verona.
Mentre altri
gruppi sono pronti a Bari, Palermo, Monza, Brescia. Proprio in Veneto
è nata la Finp, Federazione nazionale scuole parentali, il cui
fondatore, Luigi Bianchi Cagliesi assicura: "Nelle lezioni di
religione niente temi sociali, soltanto catechismo...".
"Alleanza parentale" prevede infatti che l'educazione
cattolica sia depurata da ogni contaminazione. Del resto sul sito c'è
scritto chiaro: "Le nostre scuole sono Gender-free".
Prendere o lasciare.
(Maria
Novella De Luca, Repubblica 19 agosto)