martedì 25 agosto 2015

IN TOSCANA NASCE LA "SCUOLA DI DIO".

Staggia Senese -
C'è un borgo d'Italia, nella campagna senese, dove a settembre suonerà la campanella della prima "scuola di Dio". Dieci bambini per classe, un crocifisso, le aule ricavate nei locali della parrocchia, una maestra unica, i canti sacri al mattino e la Bibbia alla fine delle lezioni.
Una retta da 150 euro al mese, niente compiti a casa, campetti da calcio e pallavolo, ma soprattutto la certezza, per i genitori, che in questo oratorio affacciato su una rocca medievale la (presunta) teoria del Gender non entrerà mai. Anzi, con i suoi tremila abitanti, nonostante un sindaco del Pd e molte strade dedicate alla Resistenza, questa frazione si candida a diventare una vera e propria roccaforte anti-Gender.
Simbolo di quel movimento la cui bandiera è la famiglia naturale, strenuamente contrario alle unioni civili, alle coppie omosessuali, ma anche alle blande aperture della Chiesa verso gay e divorziati.
A cominciare dall'attivissimo parroco, don Stefano Bimbi, già diventato famoso per aver inaugurato un "bonus bebè" di duemila euro per le famiglie numerose, purché siano cattoliche, italiane e battezzino la prole.
Una sorta di resistenza dunque, che parte dalla scuola "parentale", "fortemente voluta da un gruppo di giovani genitori - racconta don Stefano - decisi a scegliere fino in fondo l'educazione dei propri figli". Sottraendoli cioè agli insegnamenti "troppo laicisti" dello Stato, perché, così ha spiegato di recente la coordinatrice del gruppo Giulia Pieragnoli, "adesso la teoria del Gender entrerà a pieno regime nel sistema scolastico statale, e diventerà materia obbligatoria anche nelle scuole paritarie cattoliche...".
Una fuga da uno spettro più che dalla realtà, visto che nei timidi messaggi sulla parità dei sessi previsti dalla Buona scuola, del Gender non c'è alcuna traccia. Ma evidentemente ancora troppo per il neonato gruppo "Alleanza parentale", che rifacendosi alle esperienze dell'homeschooling americana, spesso legata ai movimenti religiosi fondamentalisti, ha deciso che la scuola se la farà da sé. "Infatti l'idea mi è stata suggerita da un vescovo americano – spiega don Stefano Bimbi sul sito del gruppo - negli Usa è normale che gruppi di genitori decidano di gestire in proprio l'educazione dei figli, ma è perfettamente legale anche in Italia.
La Costituzione dice che è obbligatoria l'istruzione, non la scuola".

Lezioni confessionali in piena regola insomma, che non pochi a Staggia però guardano con diffidenza.
A pochi metri dalla parrocchia, mentre risuonano le campane della messa, Bruno, 35 anni e due figli piccoli, non nasconde ironia e irritazione. "Qui le elementari ci sono, che bisogno c'era della scuola del prete? E cosa insegneranno a quei bambini, il catechismo? O magari che i loro amici non battezzati, come i miei figli, sono parenti del diavolo? E poi qui ormai c'è il razzismo della fede: per avere il bonus bebè devi essere sposato e avere tutti i sacramenti...Bella carità cristiana".
Margherita i figli invece ce li ha già grandi. "Meno male, perché quest'aria oscurantista non mi piace per niente: vogliono tornare agli anni Sessanta, quando non c'erano né il divorzio, né l'aborto. Ma lo Stato laico, per fortuna, ancora esiste. Almeno spero...".
Eppure il movimento cresce.
E oltre a Staggia, dove sono già pronte quattro classi elementari e due medie, e la maestra si chiamerà Samantha, le "scuole di Dio" attive per l'anno 2015/2016 apriranno (tra i malumori di molti) nella parrocchia di Sant'Ignazio di Loyola a Padova, a Schio, in provincia di Vicenza, a Verona.
Mentre altri gruppi sono pronti a Bari, Palermo, Monza, Brescia. Proprio in Veneto è nata la Finp, Federazione nazionale scuole parentali, il cui fondatore, Luigi Bianchi Cagliesi assicura: "Nelle lezioni di religione niente temi sociali, soltanto catechismo...". "Alleanza parentale" prevede infatti che l'educazione cattolica sia depurata da ogni contaminazione. Del resto sul sito c'è scritto chiaro: "Le nostre scuole sono Gender-free". Prendere o lasciare.
(Maria Novella De Luca, Repubblica 19 agosto)