Si è risolta nel migliore dei modi la vicenda della Whirlpool, cioè il polo degli elettrodomestici che comprende la ex Indesit e che rischiava una pesante ristrutturazione, con mille licenziamenti: non sarà chiusa alcuna fabbrica e non ci saranno esuberi strutturali, grazie alla firma a Palazzo Chigi di un nuovo piano industriale. L'accordo è stato siglato anche dal premier Matteo Renzi e per una volta ha trovato l'assenso unanime dei sindacati, inclusa la Fiom, il cui leader Maurizio Landini si è presentato con un insolito abito formale (completato da una sgargiante cravatta rossa). Landini è stato protagonista con Renzi di un abbraccio e di un siparietto: «Mettiti a sedere, non brucia. Mettiti a sedere» lo ha invitato il presidente del Consiglio, commentando scherzosamente: «E' il destino. Landini non riesce a mettersi a sedere a Palazzo Chigi». Poi Renzi ha concluso: «Questa cosa che la Film e la Uilm sono senza cravatta e tu con la cravatta è meravigliosa».
Il ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, che ha partecipato al tavolo, ha commentato alla fine che «questo è un accordo molto importante. Ha ottenuto l'assenso di tutti i sindacati, perché il piano è stato modificato in più punti che come governo non avremmo potuto accettare: non ci sono più esuberi, ogni stabilimento ha la sua missione produttiva, e soprattutto vengono fatti investimenti per 513 milioni». Secondo il ministro «con l'integrazione Indesit-Whirlpool nasce un gruppo molto più forte che potrà crescere in Italia».
Il nuovo piano industriale di quattro anni oltre a superare la chiusura dello stabilimento di Carinaro a Caserta che per lungo tempo è stato a rischio, porta in Italia alcune produzioni dall'estero e concentra in Italia più del 70% delle attività di ricerca e sviluppo del gruppo Whirlpool in Europa.
«Grazie a questo piano industriale continueremo a gestire l'intera regione Emea (Europa, Medio Oriente e Africa) dall'Italia» ha dichiarato Esther Berrozpe, presidente di Whirlpool Emea. «Non vediamo l'ora di costruire un'azienda ancora più forte e più efficiente, concentrata sulla crescita nel lungo periodo». Il sito di Carinaro diventerà il centro dei ricambi per tutta l'Europa dando lavoro inizialmente a 320 dipendenti contro gli oltre 800 attuali; la differenza non sarà data da licenziamenti ma gestita attraverso gli ammortizzatori sociali, i trasferimenti in altre sedi e un esodo volontario incentivato. Soddisfatti anche i sindacati e i lavoratori dell'azienda che hanno approvato l'accordo con oltre l'80% dei consensi. Per il segretario della Cisl, Annamaria Furlan, questa intesa «rappresenta un modello di sviluppo e di investimenti che può essere esteso ad altri settori produttivi». L'accordo «è frutto dei sacrifici dei lavoratori e delle lotte sindacali degli scorsi mesi», ha rivendicato il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo.
Luigi Grassia
(La Stampa 25 luglio)
Il ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, che ha partecipato al tavolo, ha commentato alla fine che «questo è un accordo molto importante. Ha ottenuto l'assenso di tutti i sindacati, perché il piano è stato modificato in più punti che come governo non avremmo potuto accettare: non ci sono più esuberi, ogni stabilimento ha la sua missione produttiva, e soprattutto vengono fatti investimenti per 513 milioni». Secondo il ministro «con l'integrazione Indesit-Whirlpool nasce un gruppo molto più forte che potrà crescere in Italia».
Il nuovo piano industriale di quattro anni oltre a superare la chiusura dello stabilimento di Carinaro a Caserta che per lungo tempo è stato a rischio, porta in Italia alcune produzioni dall'estero e concentra in Italia più del 70% delle attività di ricerca e sviluppo del gruppo Whirlpool in Europa.
«Grazie a questo piano industriale continueremo a gestire l'intera regione Emea (Europa, Medio Oriente e Africa) dall'Italia» ha dichiarato Esther Berrozpe, presidente di Whirlpool Emea. «Non vediamo l'ora di costruire un'azienda ancora più forte e più efficiente, concentrata sulla crescita nel lungo periodo». Il sito di Carinaro diventerà il centro dei ricambi per tutta l'Europa dando lavoro inizialmente a 320 dipendenti contro gli oltre 800 attuali; la differenza non sarà data da licenziamenti ma gestita attraverso gli ammortizzatori sociali, i trasferimenti in altre sedi e un esodo volontario incentivato. Soddisfatti anche i sindacati e i lavoratori dell'azienda che hanno approvato l'accordo con oltre l'80% dei consensi. Per il segretario della Cisl, Annamaria Furlan, questa intesa «rappresenta un modello di sviluppo e di investimenti che può essere esteso ad altri settori produttivi». L'accordo «è frutto dei sacrifici dei lavoratori e delle lotte sindacali degli scorsi mesi», ha rivendicato il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo.
Luigi Grassia
(La Stampa 25 luglio)