giovedì 28 gennaio 2016

BREGANTINI: UN VESCOVO MAESTRO DI EQUILIBRISMO

CITTA' DEL VATICANO. Giancarlo Bregantini - arcivescovo di Campobasso, ex pastore a Locri dove divenne simbolo della resistenza alla 'ndrangheta - ritiene il Family Day del 30 gennaio "necessario". "Ma - avverte - non siamo noi vescovi che dobbiamo pilotare dall'alto queste iniziative. È compito dei laici agire contro una legge che, in ogni caso, anche io giudico un pasticcio".
Eccellenza, è stato Francesco a Firenze a dire che non c'è bisogno di vescovi-pilota, dei soliti input clericali volti a indirizzare l'azione dei laici. La Chiesa italiana segue il Papa in questo?
«Assolutamente sì. Infatti, l'iniziativa del 30 gennaio non è stata organizzata dai vescovi. Ciò detto, ha fatto bene il cardinale Bagnasco a giudicare la manifestazione doverosa. Perché un conto sono le scelte personali, un altro è andare contro quel piano oggettivo naturale secondo cui la famiglia è fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna. Il vulnus è proprio questo: l'equiparazione del piano soggettivo a quello oggettivo».
Lei ci sarà?
«Io lascerò libero chiunque lo desidera della mia diocesi di parteciparvi, nella consapevolezza tuttavia che non abbiamo nessun nemico da abbattere, piuttosto chi va in piazza deve portare la gioia dell'essere cristiano. La manifestazione, infatti, è a favore della famiglia».
Quindi il cardinale Bagnasco dicendo anch'egli che la manifestazione è necessaria non ha fatto un passo in avanti rispetto alla posizione mantenuta fino a oggi da Francesco?
«Credo di no. Francesco è stato chiaro. Ha detto a Firenze che non servono i vescovi pilota che indirizzano clericalmente l'agire dei laici. Nello stesso tempo ha chiesto che non si sia timidi nel difendere il popolo dalle colonizzazioni ideologiche. Nessuno ce l'ha con le persone omosessuali. Il punto è un altro: c'è una legge sbagliata, ricordarlo credo sia giusto».
Prima dei princìpi, però, c'è la misericordia.
«Questo è vero. E, infatti, sempre a Firenze Francesco ha parlato di don Camillo di Guareschi. Don Camillo se c'era bisogno di suonare le campane a distesa le suonava. Poi, però, era amico di Peppone e gli voleva bene e lo andava a recuperare quando sbagliava. Peppone non era un suo nemico. Così dobbiamo essere noi cristiani».
Di fronte al ddl Cirinnà sente il bisogno di suonare le campane?
«In un certo senso sì, perché in ballo non ci sono semplicemente i diritti delle persone omosessuali o delle coppie di fatto. C'è una legge ambigua che nessun ritocco può far sì che non sia più tale».
Bagnasco ha anche ricordato che le priorità del Paese sono altre.
«E ha ragione. Si figuri che mentre parliamo di queste cose, mentre l'opinione pubblica discute di unioni civili, il mio territorio soffre per le scosse sismiche, e per molti altri problemi. Penso ai giovani che non hanno lavoro, al fenomeno dell'immigrazione. Dalla politica mi aspetterei sforzi per venire incontro a questi problemi».
Paolo Rodari

(la Repubblica 21 gennaio)