Siccome
sono più che mai innamorato della tradizione ebraico-cristiana, non
posso accettare il tradizionalismo. Esso, infatti, nega la realtà
più profonda e vitale di una tradizione che comporta “il portare
avanti”, il “portare oltre”, il far continuamente rifiorire, in
contesti storici diversi e in linguaggi cangianti e mutevoli, il
messaggio centrale dell’amore accogliente di Dio. È il dogma,
nella sua struttura e nell’utilizzo ecclesiastico, che ha
mummificato la tradizione riducendola a tradizionalismo. La
conoscenza storica è amica della tradizione in cui sa discernere
positivo e negativo. Chiudere una tradizione vivente e plurale, come
quella ebraico-cristiana, questo oceano in continuo spumeggiare,
dentro la prigione dottrinaria e immobilista, significa spegnere la
fecondità di un messaggio e soffocare la fiamma della vita.
È
un tragico equivoco che il catechismo trasmette da una generazione
all’altra e coinvolge molti credenti purtroppo impossibilitati o
incapaci di distinguere e approfondire sul piano storico e culturale.
Siccome oggi più che mai amo questa meravigliosa tradizione vivente
in cui cammino ogni giorno, sento il dovere di un lavoro teologico
che aiuti a mettere in luce l’albero vivo della fede che si esprime
nel rinnovamento e nella fiducia in Dio.
Franco
Barbero