Sono
andato a rileggermi, a 24 anni dalla sua morte,una pagina di Balducci
nel suo libro “Le tribù della terra”, proprio per non
imprigionare la riflessione e limitarla ai fatti recenti sui quali
assistiamo ad una indecorosa retorica come se ci accorgessimo oggi
che esiste un panorama sconfinato di morte: “L’epoca moderna
comincia con la negazione dell’altro e da allora in poi l’Occidente
non ha mai incontrato l’altro. Ovunque è andato, l’uomo europeo
ha incontrato se stesso, non è uscito dal suo “panottico” e ogni
volta che ha incontrato la diversità, l’ha sterminata e l’ha
repressa.
Il nostro Occidente fa dell’altro o un identico a noi
oppure un inferiore: “La civiltà moderna è nata nel 1492, che è
l’anno in cui abbiamo compiuto, nell’estremo Occidente, lo
sterminio. Lo sterminio degli indios è l’atto inaugurale della
civiltà moderna.
Non è un episodio accessorio, è un episodio
fondante, tale che ha caratterizzato, in tutto il suo arco, la
civiltà moderna che ha avuto come sua caratteristica interna la
distruzione dell’altro o la sua assimilazione, il disconoscimento
dell’altro come tale”.
È
difficile non essere d’accordo con Balducci, anche se la modernità
e l’Occidente hanno scritto anche pagine di alta civiltà.
Franco
Barbero