giovedì 17 novembre 2016

UNA STIMOLANTE PROPOSTA COMUNITARIA

LETTERA ALLA COMUNITA’ N.53/11 2016
LA PRATICA DEL DIALOGO INTERRELIGIOSO

Provo a raccogliere i pensieri che mi accompagnano da tempo e forse ci saranno utili in un futuro non troppo lontano, carico di nubi nere, che finora non si sono scatenate.
La pratica del dialogo non è semplice, ha bisogno di persone disposte a non tentennare nei momenti difficili, quando è ora di stare in trincea, di resistere.
COME SVILUPPARE IL TEMA
 1. Il primo passo penso sia “esaminare il nostro atteggiamento rispetto al dialogo”: è possibile, è necessario, è fondamentale.
Allora dobbiamo ricollocare la nostra fede, vedere se siamo esclusivi o inclusivi, quanto siamo in grado di accogliere il diverso religioso?
Solo con questo esame preliminare riusciremo a superare l’arroccamento, la convinzione di non avere nulla da imparare.
È una necessità personale e di comunità, che si sviluppa nella pratica e nel confronto, è necessario che la facciamo diventare un’abitudine.

 2. Quale atteggiamento richiede. È la nostra fede che ha “bisogno” di pluralismo, non è solo una curiosità intellettuale, ma prevede capacità di aiutarci ed accettare di essere aiutati.
Dialogo sia dialogo (non finzione), dobbiamo porci in atteggiamento di ricerca. Non dobbiamo avere “verità inamovibili”, considerate superiori a quanto il dialogo ci può dare.
R. Pannikar dice “Quando entri in un dialogo, non pensare in anticipo a ciò che devi credere” Devi essere disposto a modificare la tua fede alla luce della verità che incontri dialogando, che deve stare sopra la propria appartenenza religiosa.
È una sfida esistenziale. Molti professionisti della fede (sacerdoti, responsabili di istituzioni per il dialogo, operatori pastorali, religiosi) si irrigidiscono, non hanno più dubbi, hanno imparato tutte le risposte e le distribuiscono agli altri.
I dialoghi ufficiali tra istituzioni sono così: non sono dialogo, ma formalità, protocolli di intesa già scritti. Quelli tra persone e comunità sono diversi: sono ricerca comune di “verità”, ricerca di Dio.
Questo dialogo ci permette di superare le “religioni” a favore della spiritualità che nasce dalla fede.

 3. Quali forme di dialogo.
Convivere senza paura. La mia riflessione vuole solo essere testimonianza basata sull’esperienza, comunicando quanto la vita, con continuo rapporto con il non-cittadino, con persone di cultura diversa, mi ha insegnato.
3.1  Vi sono atteggiamenti di fondo indispensabili
a) frequentare: chi di noi frequenta come amici stranieri, rom, richiedenti rifugio, senza aver paura?
b) accogliere senza pregiudizi: entrano in casa mia queste categorie di persone?
c) rimuovere il senso di superiorità: quando parlo con stranieri, mi sento alla pari?
d) conoscere prima di giudicare: che cosa conosco del mio interlocutore?
e) aiutare l’altro a diventare soggetto attivo (cittadino) perchè sappia sentirsi sempre a suo agio e possa esprimere le sue opinioni, mettere in campo le sue capacità.
OSSERVAZIONE. I dialoghi tra le istituzioni, normalmente, non sono dialoghi perché non vi è disponibilità ad apprendere, si portano dentro la decisione di non cambiare. Vi è un limite imposto in partenza non discutibile che viene dichiarato intoccabile.
Per un dialogo tra istituzioni efficace vi è bisogno di un primo passo: rimuovere gli ostacoli che portiamo dentro, varie forme di pregiudizi. È una necessità sia personale che di comunità.
3.2 CHE COSA RICHIEDE il dialogo interreligioso in particolare (strumento importante per allontanare le paure).
Intanto chi partecipa abbia la volontà della ricerca di fede, di essere aiutati superando le ”pre-comprensioni”, mettersi in questione.
I “professionisti della fede”, del dialogo si irrigidiscono, hanno imparato tutte le risposte e le distribuiscono a tutti.
Il dialogo è possibile, di fatto, solo tra persone di fedi diverse, ma può farlo anche la comunità cristiana o musulmana, ma deve superare il pregiudizio.
3.3 FORME
 1. Dialogo della vita
 2. Dialogo delle opere
 3. Dialogo di interscambi teologici
 4. Dialogo delle esperienze religiose
È essenziale la preparazione (intradialogo) che toglie i pregiudizi.
3.4 Suggerimenti per il dialogo interreligioso.
 a) Essere aperti a conoscere le altre religioni
 b) Studiare il tema del pluralismo religioso, vedendo che libri leggere
 c) Pregare in un tempio di altra religione, frequentandolo
 d) Conoscere altra fede, contattare persone di questa religione, dialogare, avere amicizia con loro. Coltivare rispetto e venerazione eliminando dal nostro vocabolario giudizi spregiativi, valutare le altre fedi positivamente
 e) Contemplare il Dio di tutti i nomi: padre e madre
 f) Intendere la mia missione come servizio al progetto di Dio, “Regno di Dio”
 g) Essere convinto che tutte le religione sono vere, sono vie attraverso cui Dio si fa conoscere
 h) Rinunciare ad ogni ansia di proselitismo
3.5  COME PRATICARLO :alcuni esempi pratici
a) Frequentare altre comunità cristiane o no, sia come persone sia come comunità
b) Entrare nei loro templi o luoghi di preghiera, partecipare alle loro liturgie, andare a pregare anche in moschea
c) Riconoscere nella pratica che ci sono altri libri sacri, leggerli, conoscerli, utilizzarli
d) Partecipare alla settimana per l’unità dei cristiani
e) Stabilire relazioni personali o di gruppo, fare periodiche celebrazioni intra-religiose
f) Leggere i loro testi, le loro riviste
g) Lavorare insieme sui temi dei diritti e della pace e della giustizia


Appunti di Fredo Olivero prete a Torino, per san Rocco 2016.11.1