domenica 22 gennaio 2017

Dialogo con Lucia S. di Roma

Cara Signora Lucia,
ho letto e riletto le sue parole con profonda emozione. Non tema di aver vissuto invano perché il suo matrimonio è naufragato e non le è stato possibile avere dei figli, come tanto avrebbe desiderato.
Oggi ha compiuto, mi scrive, 70 anni e le sembra di aver vissuto inutilmente. Intanto mi accenna al suo impegno in questa parrocchia solidale e nel volontariato. Le sembra di non lasciare traccia dopo di sé... La domanda che Lei mi rivolge ("troppo personale e mi risponda solo se vuole", mi dice) forse è perché vuole cercare una risposta insieme a me per guardare in faccia la morte.
"Ora che è vecchio così, mi dice, non ha paura che arrivi la morte e nulla resti della sua fatica... delle cause che ha sostenuto senza grandi risultati?".
Cara Lucia, prima di dirle come cerco di prepararmi alla morte, mi preme dirle che nella nostra vita nulla va perduto. Lei è ancora in un'età in cui ha le energie per tanto impegno utile. Non si pianga addosso perché la sua è una stagione in cui si hanno esperienza, intelligenza e disponibilità, anche se bisogna misurare le forze. La fecondità di una vita non dipende dall'essere madre o padre. Si può essere fecondi in mille modi, nei piccoli impegni di cui Lei mi parla.
Quanto a me, cara Lucia, il pensiero della morte è presente ogni giorno. So che alla mia età tutto può "spezzarsi" da un momento all'altro e che ogni giorno sorella morte è più vicina.
Sarei ingenuo se non le dicessi che anch'io ho le mie paure delle malattie invalidanti, della demenza, dell'ictus... Sento come doloroso e difficile accettare la fine delle relazioni e di un ministero che mi appassiona.
Ma cerco di mettere "ogni oggi" nelle mani di Dio, non lasciando che il pensiero del futuro mi bruci il presente.
Del resto, le aggiungo ancora due annotazioni. Ho davvero vissuto, ho vissuto intensamente.
Per la carità... non ho fatto tutto bene.., ma ho davvero giocato le mie carte e non mi sono annoiato. Di questo ringrazio Dio e le tante persone con cui ho camminato...
E poi... so per fede che non finisco nel nulla. Dio raccoglierà la mia morte e la cambierà in vita come solo Lui sa fare. Dunque, le incertezze degli ultimi "chilometri" non possono togliermi la fiducia radicale in Dio, il porto nel quale arriverà la mia barchetta... È vero, come Lei mi scrive, che non ho ottenuto dei risultati, ma non li ho neppure mai cercati. Per me la vita non è mai stata una corsa a premi, ma vivere è più importante che vincere.
Intanto, cara Lucia, amiamo e viviamo intensamente questo oggi godendoci tutto il dono della vita.
Lo auguro a Lei e a me di tutto cuore.
Con tanto affetto

don Franco