lunedì 20 febbraio 2017

Il vitto e l’alloggio per l’imam è dai padri giuseppini



Asti. Integrazione e accoglienza. Un binomio usato e abusato fino ad essere svuotato di senso, ma che in questo caso si guadagna, sul campo, la sua ragion d'essere. Lui, Abdessamad Latfaoui, nato 49 anni fa a Casablanca, è l'imam di Asti. Punto di riferimento per 4500 musulmani, si divide tra i richiedenti asilo, ospiti dei centri di accoglienza, i tre luoghi di culto islamico della città e l'attività nel carcere di Quarto. A fine giornata torna a dormire all'Istituto gestito dagli Oblati di SanGiuseppe.
«Un imam che mangia e dorme dai preti'?» Sotto la barba nera che inizia ad imbiancarsi Abdessamad non trattiene un sorriso. «E ci sto benissimo. I giuseppini sono persone straordinarie. La nostra convivenza- è solo uno dei tanti esempi di come si possa realizzare l'integrazione tra culture e religioni diverse. Il rapporto di amicizia e stima con il vescovo Francesco Ravinale è un altro esempio». In questi anni difficili, sia sul fronte del terrorismo sia su quello dell'immigrazione, lui mantiene la barra a dritta e scrive su Facebook: «Appello a tutti i musulmani: siete troppo grandi per cadere nella trappola della guerra tra religioni o del conflitto tra civiltà. É solo geopolitica: lo chiede il mercato... Viva la pace. Rifiutiamo la violenza nella parola e nell'azione».
Carattere riservato che rasenta la timidezza, non ama parlare molto di sé: «Sono nato per ascoltare», sottolinea, interrompendo le domande. Ma gli operatori sociali che lo conoscono da tempo tracciano di lui un ritratto lusinghiero. «Non è uno che si limita a guidare la preghiera - spiega Alberto Mossino, responsabile del Piam, la onlus astigiana che gestisce il centro rifugiati di Villa Quaglina-. In momenti di particolare difficoltà, soprattutto tra alcuni ragazzi, ha saputo smorzare i rancori, ricordando che, non a caso, la parola più ricorrente nel Corano è pazienza. É un grande mediatore, anche per noi».
Laura Secci

(La Stampa 13 febbraio)