lunedì 20 febbraio 2017

L’ATTRATTIVA DEL MONDO RICCO

La curiosità si mescola all'affetto, il culto della personalità si estende al dopo-presidenza. Tutti a commentare come sta bene Obama in bermuda, Obama con le infradito e il berretto da baseball calzato a rovescia. Poi ci sono le performance sportive: che figurone Obama che fa sci d'acqua, kitesurf con il paracadute che lo solleva sul mare. Non c'è disciplina acquatica con cui non riesca a cimentarsi. Unico dettaglio stonato? Il padrone di casa. Le foto che impazzano in Rete sono prese durante una vacanza di Barack e Michelle ospiti del magnate inglese Richard Branson. A casa sua sulla Moskito Island, e sul suo yacht al largo della stessa isola caraibica. Sono passate meno di tre settimane da quando Obama ha lasciato la Casa Bianca, ed è già caduto nello stesso stereotipo che perseguitò Tony Blair, i coniugi Clinton e tanti altri leader democratico-progressisti: l'irresistibi1e attrazione verso il denaro, e le amenità che il denaro offre. Nessun moralismo acido, Obama ha il diritto di godersi le vacanze che vuole, dove vuole e con chi vuole, dopo aver rinunciato per più di otto anni a una vita privata "umana".
Branson è intelligente e interessante: l'imprenditore britannico, fondatore di Virgin, è uno spirito originale e trasgressivo, filantropo e ambientalista. Però, però. Quell'intimità tra Obama e il miliardario, i sorrisi beati e rilassati, quel senso di complicità nel divertimento tra due uomini così celebri e ammirati, ha qualcosa che mette a disagio. Così come metteva a disagio scoprire le parcelle di Tony Blair per le sue conferenze o consulenze; gli ingaggi di Hillary a Goldman Sachs o le sue vacanze a Martha's Vineyard sempre in mezzo al Gotha della ricchezza newyorchese; i superstipendi dell'ex cancelliere socialdemocratico Gerhard Schriider entrato nel business del gas russo. E tanti altri esempi di una sinistra a suo agio con il mondo dorato del grande denaro.
Alla Casa Bianca ora c'è un miliardario - sia pure molto meno ricco di Branson - che si è fatto eleggere dagli operai del Michigan, Wisconsin e Pennsylvania, promettendo di battersi per loro. Trump non si vergogna della sua ricchezza, anzi lui l'ostenta sfacciatamente, in un tripudio di kitsch e volgarità. Ma punta il dito sull'ipocrisia della sinistra; definì Hillary «corrotta», denunciò gli appoggi del miliardario rosso George Soros a tutte le cause progressiste, stabilì l'equivalenza tra sinistra ed establishment, sinistra ed élite. Poi lui ha assunto lobbisti a tutto spiano, ha riempito le caselle della sua squadra con petrolieri ed ex banchieri di Goldman Sachs. La coerenza non è il suo forte; ma non lo è neppure per i leader dell'altro campo. Obama non ci ha messo molto a portare acqua al suo mulino, finendo anche lui col farsi coccolare da un illustre esponente dell'1 %. Anzi con Branson siamo dentro lo 0,01%. É sempre pericoloso fare i Savonarola, i profeti dell'ascetismo, i moralisti bacchettoni. Però un momento di riflessione va pur dedicato all'operaio del Michigan e a quel che gli dicono le immagini del suo ex presidente. Moskito Island, British Virgin Island. Lui, il metalmeccanico, probabilmente non sa situarle su una carta. Se ne ha mai sentito parlare in vita sua, è a proposito di scandali di elusione fiscale.
Federico Rampini

(la Repubblica 8 febbraio)