mercoledì 28 giugno 2017

La caserma-lager dei migranti. «I profughi? Sono scimmie»

MASSA. Pestaggi e soprusi, verbali falsificati, una violenza sessuale, garanzie democratiche sospese. Aulla e parte della Lunigiana, quella terra al confine fra Toscana e Liguria, emergono dalle carte dell'inchiesta della procura di Massa come una specie di zona franca dove i carabinieri potevano dire a un extracomunitario che stavano identificando «se vieni fuori ti stacco la testa quando vuoi e dove vuoi». Oppure violentare un cittadino marocchino e urlargli dentro la caserma: «Fai schifo». O modificare i verbali, o usare le scosse elettriche per convincere un altro a confessare.
Un'intera catena di comando, quella dei carabinieri di Aulla, è stata azzerata da arresti e indagati. Otto misure cautelari e 22 iscritti al registro di questa inchiesta condotta dalla pm Alessia Iacopini. «I comandi provinciali e regionali dell'Arma ci hanno dato la loro collaborazione» ha precisato il procuratore Aldo Giubilaro. Il maresciallo comandante della stazione della Lunigiana è stato sospeso dal servizio, Il brigadiere Alessandro Fiorentino è in carcere, i suoi colleghi Iain Nobile, Gianluca Granata e Luca Varone ai domiciliari, quattro altri hanno dovuto lasciare la provincia. Questa inchiesta, che ha generato già molte polemiche, ha avuto inizio dal coraggio di una avvocata che resiste alle minacce di un carabiniere. Quest'ultimo, identificato secondo l'accusa in Alessandro Fiorentino, vuole convincerla a far ritirare a un suo assistito, un cittadino marocchino, la denuncia in cui l'uomo dichiara di essere stato picchiato dal militare: pugni e calci. Lei non si fa intimorire neppure quando Fiorentino le dice che potrebbe ritirarle la patente e «mandarla a piedi».

LA PM DEVE MORIRE
«Non è possibile che un marocchino denuncia un carabiniere», ragionano fra loro gli indagati. E i magistrati – secondo loro – non dovrebbero mettere i bastoni fra le ruote a chi contrasta il crimine. Il più infuriato è il maresciallo Alessandro Fiorentino, uno di cui un collega dice: «Eri uno dei carabinieri più cattivi del mondo, una volta… Una volta c'avevano il terrore… arrivava Fiorentino». Denunciato da un extracomunitario, è furioso con la pm che indaga. E arriva a dire: «Deve morire e anche male».

L'ODIO RAZZIALE

Li trattavano così: «I negri sono degli idioti, sono delle scimmie». «Profugo? Io ti do una randellata nel muso se non stai zitto». «Se vieni fuori ti stacco la testa, quando vuoi e dove vuoi». «Io non lo so se riuscirei ad ammazzare una persona, anche se è un marocchino, eh! Però una fraccata di legnate gliele darei! Ma una fraccata, eh. Anche del tipo lasciarlo permanentemente zoppo». «Importare tutti questi negri abbassa il livello culturale dell'Europa», sosteneva uno dei carabinieri, mentre un altro plaudiva a Mussolini che «tutte saponette ha fatto».

LE VIOLENZE
Ricordi ameni di una operazione antidroga: «Vediamo i due negri che scappano, Pino esce di qua e gli corre dietro a uno, io esco di là e corro dietro a un altro nel bosco… Minchia le botte che hanno preso quei due negri, penso che se lo ricorderanno finché campano… lo saccagnavamo di botte perché non voleva entrare in macchina… quante gliene abbiamo date! Ahaaha! Entra dentro la macchina, negro di m.».
Come sistemare un clochard polacco che infastidisce le persone chiedendo l'elemosina davanti a un supermercato: «Ehi mister, metti qua la mano… Cosa stai facendo? Te la spezzo?». Lo costringono a mettere le mani sull'auto e le percuotono con il manganello.
Come dare una lezione a un nordafricano: sbatterlo a terra, schiacciargli la faccia sull'asfalto con una scarpa, infilargli la canna della pistola in bocca.

LE ARMI
Come giustizieri della notte, alcuni degli indagati si erano dotati di taser, storditori elettrici con cui – diceva uno – «ogni tanto damo una scaricatella a qualcuno». E poi avevano manganelli, pugnali, coltelli a serramanico, un'ascia, che tenevano non solo in casa ma anche nelle auto di servizio e in caserma.

LA DIFESA

L'avvocato Alessandro Ravani difende uno dei militari indagati: «Sono ancora in una fase di valutazione delle carte. Ho parlato a lungo con il mio assistito e respinge tutte le accuse. Lui non ha mai usato il taser».

LA GIUSTIZIA SOMMARIA
Se qualche auto aveva il contrassegno dell'assicurazione scaduto, bastava bucare le gomme. Punizione toccata anche a una sarta, colpevole di praticare prezzi troppo alti.

LE MULTE
Multe per scoraggiare i consumatori di droga. «Bisogna cominciare a seminare il terrore fra quelli che comprano (droga – ndr). Via soldi, punti, patenti, via!». Salvo chiudere un occhio e annullare un verbale a una giovane marocchina che guidava con la patente del suo paese di origine, non valida in Italia, in cambio di una prestazione sessuale. La procura in questo caso contesta la corruzione.

L'OMERTÀ
A un nuovo arrivato, un anziano spiegava: «La regola madre per fare il carabiniere, la regola più importante che, ahimè, purtroppo alcuni colleghi non rispettano è: quando se esce insieme, quelle sei ore, quello che succede all'interno della macchina non deve scoprirlo nessuno.... Niente! È cosa nostra. Proprio come la mafia! Quello che succede qua non se deve venì a scoprì...».
E dopo che un maresciallo troppo puntiglioso aveva messo sotto procedimento disciplinare un sottoposto, alcuni carabinieri fantasticavano di vendicarsi uccidendo un marocchino in caserma e fingendo che si fosse impadronito dell'arma del sottufficiale lasciata sulla scrivania. Così il maresciallo sarebbe finito nei guai, i carabinieri avrebbero ottenuto un encomio e del marocchino morto non si sarebbe preoccupato nessuno.
Laura Montanari e Franca Selvatici

(la Repubblica 16 giugno)