giovedì 17 agosto 2017

“Parco Arafat”, Raggi fa marcia indietro

Alla fine, Virginia Raggi rimanda la decisione. Aveva annunciato di voler intitolare due luoghi di Roma a Yasser Arafat e a Elio Toaff, rabbino capo di Roma dal 1951 al 2001, un gesto che probabilmente voleva essere simbolico, di pace, sulla lunga via della difficile risoluzione del conflitto mediorientale. Una marcia indietro che la stessa sindaca spiega in una lettera indirizzata alla presidente della Comunità ebraica di Roma, Ruth Dureghello, che negli scorsi giorni aveva duramente criticato la proposta della prima cittadina. Prima le motivazioni: «Dedicare una piazza a Elio Toaff, come da tempo atteso, è un nutrimento della memoria collettiva, nonché espressione dell'immenso rispetto e senso di gratitudine che la città prova nei confronti della sua persona e del gigantesco contributo che ha dato alla vita della città e del Paese.
La città desidera onorare la memoria di Elio Toaff e il suo indimenticabile lascito». Poi la comunicazione della scelta: «Perciò, considerato che il nostro atto intende richiamare processi di pace che si fondano sulla condivisione delle scelte, insieme alla Giunta, abbiamo deciso di rinviare l'attuazione della delibera per quanto riguarda le denominazioni in questione affinché lo spirito che le muove non sia vanificato da incomprensioni e possa compitamente realizzarsi con gli eventuali aggiustamenti necessari», scrive la sindaca.
Parole che forse serviranno a placare le proteste. Era stata durissima, infatti, la posizione della Comunità ebraica romana: «Dedicare un parco a Yasser Arafat è una scelta offensiva e antistorica proprio nel momento in cui l' Europa è vittima di una serie di attentati terroristici di matrice islamista», aveva attaccato Ruth Dureghello. Ancora: «Arafat del terrorismo odierno è stato il precursore se non l' ideatore, e il premio Nobel per la Pace da lui ricevuto non è altro che il primo dei tanti Nobel assegnati con 'dubbio merito'. Arafat è il mandante morale dell'attentato antisemita alla Sinagoga di Roma del 9 luglio 1982, in cui morì Stefano Gay Tachè, un bambino ebreo romano e italiano».
La giunta guidata dalla Raggi aveva anche individuato i luoghi: al leader palestinese sarebbe stato intitolato un parco di Centocelle, quartiere periferico della città. E al rabbino Toaff (scomparso nel 2015) uno slargo di Colle Oppio.
Decisione rimandata, dunque. E per la cui attuazione la sindaca Raggi aveva chiesto anche l'attuazione di un provvedimento speciale: per poter intitolare lo slargo al rabbino Toaff, c'era stato bisogno di una richiesta di deroga al prefetto. La legge prevede infatti che una strada possa essere "dedicata" solo a persone decedute da almeno 10 anni: Toaff è morto nel 2015.
Laura Mari

(la Repubblica 8 agosto)