L’insegnamento
della religione
Ad ogni ripresa delle attività
scolastiche si ripropone, fra gli altri, il problema
dell’insegnamento della religione cattolica nei diversi ordini di
scuola. Le comunità di base italiane avvertono l’esigenza di
riproporre proprio questo argomento, tanto più oggi, nel contesto
della società italiana sempre più segnata da caratteri multietnici
e multiculturali.
E’ ormai convinzione comune ad ogni
approccio laico e scientifico che le religioni, la storia del loro
formarsi, l’analisi dei loro universi simbolici, le diverse
manifestazioni cultuali, debbano essere oggetto di un approfondimento
multidisciplinare che spazi dalla storia alla filosofia, dalla
letteratura all’estetica, dall’antropologia alla psicanalisi.
A fronte di ciò appare pertanto tanto
più incongruo e antistorico il fatto che nelle scuole italiane,
l’IRC, ovvero l’insegnamento religioso nelle scuole, (con tutte
le ambiguità pedagogiche che tale termine comporta) sia appannaggio
monopolistico della Conferenza Episcopale Italiana. Non ci sfugge che
tale conseguenza sia il portato del particolare regime concordatario
in vigore in Italia che più volte le cdb italiane hanno denunciato
non solo per il suo carattere antidemocratico ma anche per i suoi
connotati antievangelici.
Tuttavia gli stessi dati della CEI
denunciano come nella scuola secondaria quasi un quinto degli
studenti, non avvalendosi dell’IRC, contribuiscano ad aggravare la
grande ignoranza del fenomeno religioso, tanto più grave oggi in
quanto sarebbe auspicabile una minima conoscenza (si pensi alla
alfabetizzazione digitale che ha toccato invece tutti gli strati
della popolazione, anche a prescindere dall’età), non solo della
Bibbia ma quantomeno del Corano e delle altre tradizioni cultuali
presenti nel nostro Paese.
Nella logica di questo ragionamento
sarebbe un segnale significativo, da parte della Chiesa cattolica
italiana operare per rendere plurale la conoscenza e non già
l’insegnamento (che sarebbe compito della famiglie e delle comunità
religiose), delle diverse religioni e quindi disattendere
unilateralmente il dettato concordatario, astenendosi dal nominare
gli insegnanti destinati all’IRC. Chissà se la sensibilità di
papa Francesco riuscirà ad ispirare un gesto così profetico in
grado di scuotere non solo la Chiesa ma la stessa società italiana?
Proprio questa stessa sensibilità
dovrebbe spingere gli studenti di ogni ordine e grado e le loro
famiglie a richiedere di non avvalersi dell’ora di religione
confessionale nella consapevolezza che l’articolazione
multiculturale della società italiana richieda oggi la rinuncia ad
ogni privilegio come premessa di una convivenza basata sul rispetto,
sull’interazione delle differenze, sulla ricerca della pace civile.
Le comunità di base italiane invitano
ad una riflessione misurata e a compiere gesti conseguenti e coerenti
con la loro ispirazione e la loro storia e, pertanto, intendono
promuovere il diritto al rifiuto ad avvalersi dell’IRC.