Newsletter n. 61 del 16 gennaio 2018
Cari Amici,
come la sentinella di Isaia, la sentinella del profeta, il papa ripete
il suo grido di allarme: badate, "siamo al limite", se non raddrizzate
le vostre vie una guerra nucleare può scoppiare anche per caso, per un
incidente. Lo ha ripetuto nell'aereo che lo portava a un difficile
viaggio in Cile e in Perù, e per l'occasione ha anche distribuito ai
giornalisti una fotografia scattata a Nagasaki nel 1945, di un bambino
che reca sulle spalle, per portarlo al crematorio, il fratellino morto
grazie alla seconda bomba atomica americana sul Giappone, e accanto alla
foto ha scritto: questi sono i frutti della guerra. Poi, sbarcato a
Santiago, per prima cosa alla presidente Michelle Bachelet ha recato "il dono della pace" fondata sulla sinfonia delle differenze e sulla resistenza al "paradigma tecnocratico".
Francesco è l'unico ormai che fa un discorso che si prenda cura del
futuro. E lo fa con gesti che ne svelano il motivo: è l'amore per i
bambini, per l'universo umano, l'amore per l'uomo che rischia di morire
suicida sulla sua Terra. Per questo il mondo che non vuole essere
distolto dai propri interessi, quale che ne sia il costo, ce l'ha con il
papa; e l'avversa e lo perseguita in tutti i modi, anche nei momenti
più difficili.
Difficile è questo viaggio in America Latina, non solo per i Mapuche,
che hanno tutte le ragioni, da secoli, per avercela con la Chiesa, ma
per i violenti e gli integralisti che hanno messo piccole bombe e
appiccato piccoli incendi nelle chiese per protestare contro di lui. Ma è
proprio vero che queste sono piccole bombe, bombe private, al paragone
di quelle grandi, pubbliche, i cui frutti ci narrano le foto? Non è
forse vero che, dietro, gli scenari, i moventi sono gli stessi?
Il viaggio del papa è difficile, anche perché va lì, ma passa sopra il
suo Paese, non va in Argentina, dove un presidente eletto, Mauricio
Macri, usa violenza contro il suo popolo, anche se una violenza diversa
da quella degli ammiragli e dei colonnelli. E naturalmente c'è chi ne
approfitta per sobillare anche una protesta di argentini contro il papa.
E questi trovano una sponda a Roma, un'eco, o magari il contrario:
l'eco sta lì e la gola sta qua. Fatto sta che il blog antipapista
dell'Espresso, gestito da Sandro Magister, ha pubblicato un pamphlet
anonimo, in spagnolo, di "un argentino credente cattolico romano" che
accusa il papa di avere in questi cinque anni avviato un processo "de
dilapidación, de deconstrucción" della Chiesa e dice che quello che per
gli argentini poteva essere un privilegio e un'opportunità, che il papa
cioè fosse un argentino, sarebbe diventato un peso e "una vergogna".
Mai si era scesi fin qui nella lotta antipapista. E ciò sia detto perché
si capisca la posta in gioco, e come debba essere vigilante la fede.
Nel sito pubblichiamo una stralcio di un importante studio
del prof. Francesco Alicino sulla falsa natura islamica del terrorismo
estremista, e sui pericoli che, per combatterlo, le democrazie, compresa
la nostra, smarriscano i loro fondamenti e tradiscano i diritti
fondamentali.
Con i più cordiali saluti
www.chiesadituttichiesadeipoveri.it |
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