giovedì 18 gennaio 2018

Il via libera alle trivellazioni offshore scatena l'ira degli ambientalisti

NEW YORK. Mezzo miliardo di ettari di superficie marina lungo le coste americane saranno aperti alle trivellazioni petrolifere off-shore e, dall'anno prossimo, il governo di Washington avvierà la più grande vendita di licenze di sfruttamento nella storia del paese. Questo il piano con cui Donald Trump intende sotterrare per sempre le politiche ambientaliste del suo predecessore, Barack Obama, trasformando gli Usa, come spiega il suo ministro degli interni Ryan Zinke, «nella più grande super-potenza energetica del mondo».
I big del petrolio applaudono. «È esattamente quello di cui avevamo bisogno per gli investimenti futuri», esulta Dan Naatz, vicepresidente della Independent petroleum association. Ma la reazione degli ambientalisti, dei democratici e persino di molti esponenti della destra è ostile. I democratici fanno capire che questa svolta contro l'ambiente sarà un elemento importante nelle elezioni di midterm a novembre. Trump aveva sempre promesso durante la campagna presidenziale che avrebbe abolito le norme pro-ambiente varate negli otto anni di Obama, che considerava inutili e lesive per la crescita economica. Nel primo anno di presidenza ha dato la disdetta all'accordo di Parigi sul clima. Ha scelto per alcuni posti chiave del governo, a cominciare dalla Epa, dei personaggi che rifiutano di accettare le conclusioni degli scienziati sul clima. Ha ridotto la capacità di sorveglianza delle agenzie federali. Ma l'ultima mossa sulle trivellazioni è probabilmente la più grave, come hanno subito denunciato 60 organizzazioni ambientaliste.
Ar. Zam.

(la Repubblica 6 gennaio)