venerdì 2 febbraio 2018

Comunità cristiana di base di via Città di Gap, Pinerolo

NOTIZIARIO DELLA CASA DELL'ASCOLTO E DELLA PREGHIERA

N°43 febbraio '18

In evidenza:

     APPUNTAMENTI DI COMUNITA'

- 4/2: eucarestia

- 5, 19 e 26/2: gruppi biblici

- 11/2: momento di preghiera cdb

- 13/2: incontro con vescovo D. Olivero

- 18/2: eucarestia, ass. cdb e pranzo

    NOTIZIE DA GRUPPI E COLLEGAMENTI

- 12 e 14/2 Gr. "Uscire dalla guerra"

- 24/2 Inc. "Scala di Giacobbe"

- 25/2 Inc. tra cdb di Pinerolo


     SPUNTI PER MEDITARE E RIFLETTERE

- L'arcivescovo richiama don Olivero

- Non può esserci amore dove …

- Elogio della follia…

- Un passo possibile

    DALLA NOSTRA COMUNITA'

- Questa comunità

APPUNTAMENTI DI COMUNITA' (via Città di Gap 13 -II piano)

     DOMENICA 4 FEBBRAIO dalle 10 alle 11 – Eucarestia (prepara Franca A.)

     LUNEDI' 5 FEBBRAIO dalle ore 15,30 alle ore 17 e dalle ore 21 alle 22,30 - Gruppi biblici: continuiamo la lettura del vangelo di Luca, leggendo il cap.3.

     DOMENICA 11 FEBBRAIO dalle ore 10 alle ore 11 – Momento di preghiera, meditazione e silenzio: come ogni mese, preparano l'incontro Stefania e Esperanza.

     MARTEDI' 13 FEBBRAIO alle ore 18 – Incontro con Derio Olivero, vescovo di Pinerolo

     DOMENICA 18 FEBBRAIO dalle 10 alle 11 – Eucarestia (prepara Francesco G.)

     DOMENICA 18 FEBBRAIO dalle ore 11:15 – Assemblea comunitaria e pranzo: programmiamo insieme le attività di marzo, impostando il notiziario. A seguire pranzo comunitario.

     LUNEDI' 19 e 26 FEBBRAIO dalle ore 15,30 alle ore 17 e dalle ore 21 alle 22,30 - Gruppi biblici: continuiamo la lettura del vangelo di Luca.


ALCUNI APPUNTAMENTI con Franco Barbero

     SABATO 3 FEBBRAIO dalle ore 16 alle ore 18 – Gruppo di preparazione al matrimonio, presso la sede della cdb di via Città di Gap, 13.

     MERCOLEDI' 7 FEBBRAIO dalle ore 10 alle 11:30 - Corso all'UNITRE di Pinerolo (in via Trieste 44, presso i locali del seminario vescovile): quinto e ultimo incontro sulle teologie del pluralismo religioso.

     VENERDI' 9 e 23 FEBBRAIO dalle ore 17,45 alle ore 19,15 – Corso biblico a Torino: presso la sede di via Principe Tommaso 4. Prosegue la lettura dei libri di Samuele. Gli incontri sono aperti a tutte/i, per informazioni telefonare a Maria Zuanon 3497206529.

     MERCOLEDI' 14 FEBBRAIO alle ore 15 e alle ore 21 – a Pinerolo, Franco svolge la predicazione nelle liturgie comunitarie della parrocchia di San Lazzaro.

     SABATO 17 FEBBRAIO alle ore 17 – a Milano, presso la sede dell'associazione "Il Guado" in via Soperga 36, Franco Barbero presenta il libro "Confessione di fede di un eretico". Per informazioni Gianni Geraci: 347-7345323.

     SABATO 24 FEBBRAIO alle ore 17 – incontro Scala di Giacobbe a Pinerolo: presso la Biblioteca Civica Alliaudi, in via Cesare Battisti 11, presentazione del libro della teologa Selene Zorzi "Il genere di Dio. La Chiesa e la teologia alla prova del gender".

     DOMENICA 25 FEBBRAIO dalle ore 10:30 alle 15:30 – Eucarestia della Comunità nascente di Torino in via Principe Tommaso 4. Alle 10:30 inizio eucarestia. Dopo l'eucarestia prosegue l'approfondimento sui racconti di miracolo nel Nuovo Testamento. Alle 13:30 pranzo comunitario autogestito (chi desidera può portare qualcosa) e nel pomeriggio programmazione. L'incontro terminerà alle 15,30. Per ulteriori informazioni: Anna Serafini 338-3311616 e blog http://comunitanascentetorino.blogspot.it/

     MERCOLEDI' 28 FEBBRAIO dalle ore 20:45 – Gruppo biblico giovanile a Pinerolo, presso la sede della cdb di via Città di Gap, 13.


NOTIZIE DA GRUPPI E COLLEGAMENTI

Incontro con la comunità di base "Viottoli"

Domenica 25 febbraio alle ore 16, presso la sede dell'associazione "FAT" di Pinerolo (vicolo Carceri,1) momento di confronto e riflessione con la comunità cristiana di base "Viottoli" di Pinerolo.

La Scala di Giacobbe (Gruppo composto da persone gay, lesbiche, bisex, transgender, credenti e non credenti)

Sabato 24 febbraio alle ore 17, presso la Biblioteca Civica Alliaudi in via Cesare Battisti 11 a Pinerolo, presentazione del libro della teologa Selene Zorzi "Il genere di Dio. La Chiesa e la teologia alla prova del gender" (ed. "La meridiana"). L'autrice dialogherà con don Franco Barbero. Questo evento è organizzato da "La Scala di Giacobbe" in collaborazione con "Cammini di speranza". Alle ore 19,30 cena al FAT in Vicolo Carceri 1. Per partecipare alla cena è necessario scrivere all'indirizzo sotto.

(per ulteriori informazioni: lascaladigiacobbe@gmail.com)

Gruppo amicizia islamo-cristiana

Nell'incontro del 18 gennaio abbiamo programmato le attività del gruppo, definendo alcuni dettagli organizzativi della conferenza su "Le paure di fronte al pluralismo culturale e religioso", prevista per l'aprile 2018.

Gruppo "Uscire dalle guerre"

Lunedì 12 febbraio alle ore 17:30 ci incontriamo per preparare l'incontro pubblico sulla situazione in Iran con la giornalista Farian Sabahi, che si terrà mercoledì 14 febbraio alle ore 21 presso il "Circolo dei lettori" in via Duomo 1 a Pinerolo.

Gruppo di Rivalta

La data del prossimo incontro del gruppo è sabato 24 febbraio alle ore 17. Continueremo la lettura del 1° libro di Samuele dal capitolo 16 al capitolo 24 (fino alla morte di Samuele). Ci incontreremo a casa di Lella e Massimo. Per chi potrà fermarsi, ci saranno cena e film.


SPUNTI PER MEDITARE E RIFLETTERE

L'arcivescovo richiama don Olivero

Caro arcivescovo Nosiglia,

mi congratulo con lei per la solidarietà espressa ai lavoratori e alle lavoratrici licenziati a Riva di Chieri.
Nello stesso tempo le esprimo  tutto il mio dissenso teologico e pastorale per il richiamo che lei ha rivolto a don Fredo Olivero, un prete che è un faro evangelico per la chiesa di cui lei è vescovo. 
Tutta la sua vita è un "credo vissuto" nella coerenza più radicale con il messaggio di Gesù di Nazareth.
Chi, come don Fredo e tanti altri, vive un relazione reale con le persone, sa che l'essenziale della fede ha bisogno di trovare, oltre alla testimonianza della vita, le parole più adeguate per "dire Dio e il Suo amore".
"Quando si scambia il Credo con la fede, si finisce col perdere la fede" (A. De Mello).
Nessun disprezzo per le formule antiche,
probabilmente espressive a quel tempo, ma farne delle "mummie dogmatiche" significa confondere il messaggio con la dottrina.
Il credo niceno-costantinopolitano e le formulazioni di Calcedonia sono oggi delle reliquie concettuali ripetute senza che esse possano rendere ragione dell'affascinante mistero di Dio di cui il Gesù storico ci ha reso testimonianza. Rahner, Schillebeeckx, Kung, Spong e mille altre ed altri hanno posto da almeno 50 anni la richiesta di ripensare i linguaggi, i segni, i miti, la catechesi e la liturgia perché il Dio Vivente non può essere imbalsamato.
"Saltare il credo" per me  è un dovere di coscienza teologica e pastorale da almeno 50 anni. Ma non lascio un vuoto nella mia confessione di fede. Come ci testimoniano molti cammini di uomini e donne delle nostre diverse tradizioni religiose, cerco sempre di mettere nel mio cuore e sulle mie labbra parole che dicano, nel linguaggio di oggi, il messaggio fondamentale del Vangelo, quello che don Fredo non ha mai dimenticato: fiducia in Dio e solidarietà con gli ultimi.
Caro fratello vescovo, troppi nella chiesa recitano il credo, con ogni parola, ogni aggettivo, ogni verbo. ma spesso ci tocca constatare che quel credo si ferma sulla porta della chiesa.
Forse è necessario incoraggiare chi "salta il credo", dopo averci ben pensato, per rendere visibile e udibile il Vangelo,  che così torna a parlare a tante persone stanche di trangugiare formule ad occhi chiusi.
Per rendere testimonianza del Dio Vicino, bello, impegnativo e responsabilizzante, bisogna dirlo oggi con parole di vita che tocchino il nostro piccolo quotidiano.
Vuole farci una pensata anche Lei?  E  leggersi qualche bel libro che ci risvegli dalle patologie della routine?
Con affetto e auguri per il suo ministero.

don Franco Barbero

"Non può esserci amore dove non c'è differenza"

Oggi ho celebrato la Messa dei popoli. Ho sentito letture in inglese, polacco, portoghese, francese… proprio come avviene ormai nelle nostre contrade: ogni giorno al bar o al mercato sentiamo frasi in italiano e piemontese, ma anche in inglese, rumeno, albanese, arabo.

Viviamo dentro una società di fatto multiculturale, multietnica e multireligiosa. A volte ci sentiamo un po' disorientati, un po' spiazzati. Molti sentono la nostalgia del tempo in cui eravamo tutti "di noi".

Ma ormai è un dato di fatto: siamo diversi, apparteniamo a popoli e culture diverse. Lo so, la diversità spaventa. Difatti cerchiamo di esorcizzarla riducendo l'altro a noi. Così fa il marito quando dice: "Amo mia moglie quando la pensa come me"; così fanno i figli quando dicono: "Vogliamo bene ai genitori quando ci danno ragione". Così facciamo noi quando diciamo: "Voglio bene al musulmano quando fa le cose che decido io".

Ridurre le differenze sembra la strada migliore per incontrarci. Eppure è vera la frase di D'Avenia: "Non può esserci amore dove non c'è differenza". Ogni relazione nasce da una differenza. Per questo motivo le differenze sono faticose, ma sono una fortuna.

I magi sono una splendida immagine di questa verità. Lo esprimo in cinque punti.

Primo: i magi riconoscono in se stessi una mancanza. A loro manca qualcosa, sono in ricerca, in attesa. Così è ogni uomo: ci manca qualcosa, senza l'altro siamo tutti più poveri. Abbiamo bisogno di qualcosa di diverso da noi. Anche la stessa Chiesa ha bisogno degli altri, da sola è molto più povera.

Secondo: i magi scoprono qualcosa oltre se stessi, scoprono una stella luminosa. Noi abbiamo bisogno di scorgere l'aspetto luminoso dell'altro: di nostra moglie, dei nostri figli, di persone di altri popoli o altre religioni.

Terzo: i magi si mettono in cammino. Per costruire una relazione bisogna uscire da sé e camminare verso l'altro. La relazione è un cammino lungo e faticoso, fatto di ascolto, di superamento dei pregiudizi, di ricerca delle ragioni dell'altro.

Quarto: i magi incontrano Gesù. Ogni vero incontro, ogni vera relazione ci fa toccare il "senso" della vita; anzi ogni vera relazione è proprio il "senso" della nostra vita: siamo nati per incontrare l'altro.

Quinto: i magi tornano a fare i magi, cioè i sacerdoti di Zoroastro.

La  relazione non distrugge la nostra identità, ma la arricchisce. La relazione non azzera la nostra identità, ma la invera, la rende più vera, la fa crescere. Grazie alla figura dei magi possiamo davvero iniziare il nuovo anno con la voglia di costruire relazioni: in casa, nel posto di lavoro, con gli amici, con le persone sconosciute che ci capita di incontrare. In questa direzione nascerà una società nuova, fatta di diversità che non si combattono, ma si arricchiscono; di diversità che non si nascondono, ma si accolgono rimanendo diverse. Non si tratta di eliminare la diversità, ma di scoprire "la parte luminosa" di ogni diversità. Buon cammino.

Derio Olivero, vescovo (da "L'Eco del Chisone", 10/01)


Elogio della follia. L'esperienza che ci porta a contatto con il sacro

Vera e propria critica della ragion burocratica, Cronache dal fondale, scritto dallo psichiatra di formazione junghiana Mario Ferruccio Franco (Moretti &Vitali, pagg. 146, euro 14) testimonia, con forza e grazia davvero rare, la possibilità di continuare "a fare anima" in strutture psichiatriche pubbliche, nelle quali l'attenzione a protocolli procedurali rischia di prendere il sopravvento sulla visione d'insieme e di far dimenticare la vera ragione per la quale ci si trova lì. Sedotti dalla presunzione di poter catalogare ogni forma di disagio psichico riconducendola a impersonali formule generali, scrive l'autore, «abbiamo imparato a dare moltissime risposte, ma ci siamo dimenticati delle domande». Cronache dal fondale nasce dal convincimento che andare a fondo in queste domande sia l'unico modo per non affondare. Per farlo occorre però rimettere al centro la relazione e fare dell'incontro un'esperienza emotivamente significativa, caratterizzata da un dialogo in cui «non c'è una verità concreta da appurare», ma un'intuizione improvvisa che collega mente e cuore e pone le cose sotto una nuova luce.
Non sempre l'operazione riesce; a volte il dolore e il caos che abitano l'Altro sono, come gli dice un paziente, «grandi come l'impossibile». In questi casi il rischio è farsi sommergere da tanto dolore e colludere con la rassegnazione del paziente; ma chi ha scelto di vivere questa professione, pur accettando di condividere l'ombra, sceglie di stare dalla parte della luce, di cercare l'alba dentro l'imbrunire, per imparare, col tempo, ad apprendere, riconoscere ed apprezzare anche gli spostamenti millimetrici, senza voler forzare le cose a tutti i costi, accettando i propri limiti e rispettando i tempi e i modi dell'interlocutore e della sua malattia. Tutte capacità che, secondo Franco, difettano alla nostra società, paragonabile alla figura clinica del borderline, intollerante nei confronti di ogni minima frustrazione e dilatazione del godimento, perché teme il vuoto più di ogni altra cosa e cerca di riempirlo compulsivamente con tutto l'effimero consumistico e tecnologico. «La follia, il nostro vecchio oggetto di lavoro», commenta amaro, «non è diminuita, né tanto meno scomparsa, si è semplicemente istituzionalizzata. Si è ben annidata nelle pieghe più nascoste della nostra vita quotidiana, si è saldamente ancorata alla vita politica, dove da tempo si è ormai persa ogni nozione di verità, logica e misura». Allora la malattia può fare da medicina; all'autore, la sclerosi multipla che lo ha colpito alcuni anni fa ha insegnato a tenere concretamente conto della sua fragilità, avvicinandolo alle persone che si siedono davanti a lui tutti i giorni. È forse anche grazie alla malattia che nel libro si respira un'aria di vero. Un'aria che attraversa tutto il libro, insieme alla «passione, non solo per il lavoro ma per la vita comunque sia».
Un sentimento che emerge in tutta la sua forza sia dalle narrazione degli incontri con i pazienti, talvolta pieni di immagini poetiche, che dal ricordo dello scontro generazionale con il padre quando l'autore aveva1'età che ha oggi sua figlia. E ancora dalla sorpresa per attimi di «calma senza aggettivi», dal piacere solitario delle passeggiate attorno al Monastero di Camaldoli o dalla meraviglia di sentirsi «vivi insieme». Tutte esperienze animate da una ricerca, forse laica, di quel divino che abita la follia e che l'autore riesce a scorgere e a comunicare.

Moreno Montanari

Un passo possibile

Ho consigliato, senza successo, a due donne molto impegnate in una parrocchia della diocesi in cui abito, di mettere a frutto i loro talenti con una proposta possibile: "Signor Parroco, vogliamo avanzare a Lei e al consiglio parrocchiale la richiesta di svolgere una volta il mese il servizio della predicazione durante la celebrazione eucaristica".

La pubblico su questo blog perché si tratta di una proposta realizzabile, da subito.

Nella mia esperienza pastorale, da oltre 40 anni, la predicazione viene svolta normalmente da "chi se la sente e si prende l'impegno". Mai meno di una dozzina di persone svolge ogni anno questo servizio alla comunità. Noto sempre con meraviglia che ogni anno si aggiunge qualche voce nuova. Soprattutto scopro con gioia che queste voci diverse rendono la predicazione e il dialogo che ne segue incredibilmente più ricco e pieno di riflessioni profonde. L'esperienza di una fede vissuta in situazioni e percorsi tanto diversi trova parole che feriscono l'anima e nutrono i cuori.

Ritengo intollerabile la pratica costante di una predicazione alla quale non segua una meditazione comunitaria. Soprattutto è in questa interpretazione molteplice che la Scrittura può diventare Parola di Dio. Io mi auguro che le mie amiche ci ripensino e che esistano tanti preti e pastori che propongono questo piccolo-grande passo di corresponsabilità alle comunità di cui sono ministri/e.

Non aspettiamoci sempre la "bella predica" che sovente è soporifera. Se domenica nella cattedrale di San Donato, in cui è parroco un prete degnissimo e conciliare e nella parrocchia di S. Lazzaro, in cui è parroco un altro prete zelantissimo, ci fosse la bella notizia che una donna svolge il servizio della predicazione, si aprirebbero anche le orecchie dei sordi, ci sarebbero subito gli spioni che riferiscono al vescovo, si accenderebbe un bel dibattito… e forse il vescovo lancerebbe l'esperienza a livello diocesano….

Oh che bella realtà! Finalmente si rompe l'uniformità. E poi qualcuno si domanderebbe: "Perché non può la stessa sorella presiedere l'eucarestia?" Eccome: un passo alla volta.

Coraggio, sotto a chi tocca… Si può; anzi, direi, si deve.

Franco Barbero

Gerusalemme, città delle tre religioni

Baghdad-Adista. Un invito ai cristiani irakeni perché manifestino "solidarietà" con il popolo palestinese, che "soffre da 70 anni per ingiustizie e sradicamento", e la preghiera perché "Gerusalemme resti sempre una città santa per cristiani, musulmani ed ebrei" sono state le parole rivolte ai fedeli, in occasione del Natale, dal patriarca caldeo di Baghdad, Louis Raphael Sako. Nel messaggio rivolto e trasmesso per conoscenza ad AsiaNews (20/12/17), il primate irakeno rivolge poi un pensiero al Paese da poco liberato dalla minaccia dello Stato islamico, sollecitando che "le case siano restaurate e le città ricostruite", una "sfida, che dobbiamo affrontare per raggiungere una "Nuova Fase" basata sui principi fondamentali".

(da "Adista" 30/12/2017)

L'induismo

Su questo sentiero Dio è concepito in modo diverso che nello jñana. Nel jñana-yoga, l'immagine guida era quella di un mare infinito sotto le onde dei nostri sé finiti. Questo mare era simbolo del Sé onnipervasivo che risiede sia dentro che fuori di noi, e con il quale dovremmo cercare di identificarci. Così rappresentato Dio è impersonale, o piuttosto transpersonale giacché la personalità, essendo qualcosa di definito, sembra essere finita, mentre la Divinità  "jñanica" è infinita. Alla bhakti, per la quale i sentimenti sono più reali dei pensieri, Dio appare diverso in ciascuno di questi risvolti.
Primo, dato che l'amore sano è quello estroverso, il bhakti respingerà ogni insinuazione che il Dio che si ama sia il proprio sé, anche il proprio Sé più profondo, insistendo invece sull'alterità di Dio. Un classico della devozione hindu spiega con queste parole: «Voglio provare il sapore dello zucchero, non voglio essere zucchero».
Può l'acqua annegare se stessa? Possono  gli alberi avere il sapore del frutto che generano? Chi adora Dio deve rimanere distinto da Lui e solo così conoscere l'amore gioioso di Dio; perché se dice che Dio e lui sono uno, quella gioia, quell'amore svanirà istantaneamente.
Non pregare più per l'assoluta unità con Dio; dove sarebbe il bello se gioiello e montatura fossero una cosa sola? Il calore e l'ombra sono due cose distinte,
sennò, quale sarebbe il conforto dell'ombra?
Madre e figlio sono due, sennò dove sarebbe l'amore? Quando, dopo essere stati separati, si incontrano, che gioia provano, madre e figlio! Dove sarebbe la gioia, se i due fossero uno? Dunque, non pregare più per l'assoluta unità con Dio.

Huston Smith (da "Le religioni del mondo", Fazi Editore)

L'inintelligibilità del mistero santo

"Ad alcune persone in conflitto  con la fede e con la cultura moderna, l'idea di Dio come mistero inintelligibile dà un enorme sollievo. Le libera da nozioni teiste ristrette e limitate e pone il loro spirito in una relazione in cui possono innalzarsi. Come spiega Jeannine Hill Fletcher, "L'inintelligibilità non è tanto una riflessione cupa sulla limitatezza  umana, quanto l'esuberante celebrazione dell'illimitatezza di Dio. Significa che la persona umana intravede il mistero di Dio non come assenza, ma come sovrabbondanza".

Elizabeth Johnson (da "Alla ricerca del Dio vivente", ed. "Campo dei Fiori", p. 54)

Il folle

"Nel parco di un manicomio incontrai un giovane dal volto pallido e bello e trasognato.
Sedetti accanto a lui sulla panchina e chiesi: "Perché sei qui?".
Mi guardò con occhi attoniti e disse: "E' una domanda poco opportuna, la tua, comunque risponderò. Mio padre voleva fare di me una copia di se stesso, e così mio zio.
Mia madre vedeva in me l'immagine del suo illustre genitore. Mia sorella mi esibiva il marito marinaio come il perfetto esempio da seguire. Mio fratello riteneva che dovessi essere identico a lui: un bravissimo atleta. E anche i miei insegnanti, il dottore in filosofia e il maestro di musica e il logico, erano ben decisi: ognuno di loro voleva che io fossi il riflesso del suo volto in uno specchio.

Per questo sono venuto qui. Trovo l'ambiente più sano. Qui almeno posso essere me stesso".

Kahlil Gibran (da "Le parole non dette", ed. Paoline)

DALLA NOSTRA COMUNITA'

Questa comunità

  • Il panorama internazionale ci lascia sbigottiti, quello nazionale non è certo promettente, ma non mancano mai le occasioni per coinvolgerci in quel piccolo quotidiano lavoro di rete solidale e di impegno, dal volontariato alla politica.
  • La comunità è lieta di ogni opportunità di dialogo con parrocchie, comunità, singole persone, preti e pastori, teologhe e teologi, che ci regalano occasioni di confronto.
  • In questo contesto collochiamo anche l'incontro con Derio Olivero, vescovo di Pinerolo, che ha prontamente accolto il nostro invito, e il pomeriggio di dialogo con la nostra comunità sorella di Pinerolo.
  • Stiamo organizzando anche una serata con Eva Amore, poetessa, credente, una donna appassionata della bellezza e prigioniera in un corpo maschile, che ci ha regalato tutta la sua "produzione" poetica ed orante, desiderosa di incontrare la nostra comunità.
  • Ringraziamo Dio per il dono dei due gruppi biblici settimanali che diventano sempre di più luoghi sorgivi, pozzi di acqua fresca per la nostra vita quotidiana. In essi, ne prendiamo atto con infinita gratitudine a Dio, accendiamo il focherello della speranza e della fiducia reciproca e siamo sollecitati/e a spendere i nostri giorni in esperienze sempre più aperte come "pellegrini/e" assetati di ulteriorità.
  • Non riusciamo più a fare l'elenco delle persone con cui ogni giorno la comunità vive relazioni di sostegno, dialogo, accompagnamento. Azioni che non fanno notizia, ma creano reti di amore reciproco.
  • Vogliamo esprimere la nostra vicinanza ad Antonella Ferzi per la morte del marito Roberto e a Massimo Zappa, al papà e alla mamma, gravemente infermi.

Il nostro notiziario

Diversi lettori ricevono ormai via e-mail questo notiziario. Abbiamo così ridotto il numero di copie cartacee stampate. I precedenti numeri sono esauriti. Chi desidera riceverlo via mail ci risparmia una spesa consistente. Contattare Francesco (giupaz@tin.it; 320-0842573).

 

CONTATTI

In attesa del sito della comunità, in fase di preparazione, le notizie riguardanti la comunità possono essere trovate nel blog http://donfrancobarbero.blogspot.it/