domenica 20 maggio 2018

IL SIGNIFICATO DEL CIELO: SIMBOLICO NON SPAZIALE

La più popolare preghiera del mondo è rivolta al “Padre nostro che è nei cieli”. Potrebbe darsi che la preghiera più antica fosse diretta allo stesso Padre celeste; questo spiegherebbe la testimonianza di un Africano della tribù degli Ewe: “Dove è il cielo, ivi è anche Dio”. Cerchiamo di capire il significato religioso del Cielo in sé. Senza neppure ricorrere alle favole mitiche, il Cielo rivela direttamente la sua trascendenza, la sua forza, la sua sacralità. La contemplazione della volta celeste, da sola, suscita nella coscienza primitiva un’esperienza religiosa. Il Cielo si rivela per quel che è in realtà: infinito, trascendente. La volta celeste è per eccellenza “cosa del tutto diversa” dalla pochezza dell’uomo e del suo spazio vitale. Il simbolismo della trascendenza si deduce, diremmo, semplicemente dalla constatazione della sua infinita altezza. “L’altissimo” diventa, nel modo più naturale, un attributo della divinità. Le regioni superiori, inaccessibili all’uomo, le zone sideree, acquistano i prestigi divini del trascendente, della realtà assoluta, della perennità. Il Cielo “simboleggia” la trascendenza, la forza, l’immutabilità, semplicemente con la sua esistenza. Esiste perché è altro, infinito, immutabile, potente.
Mircea Eliade, Trattato di storia delle religioni, Bollati Boringhieri, 1999.